In fondo si è trattato solo di camminare quasi ininterrottamente per poco meno di 134 ore: quasi una passeggiata, quella che Mirko Taglianetti ha fatto scalando i quattro giganti della Valle d’Aosta. Trecentocinquanta chilometri in sei giorni fatti senza pause, dormendo sette ore in una settimana, camminando per tutte le altre. Il Tor des Geants è una delle 24 gare di trail più dure del mondo, ma non abbastanza per piegare Mirko Taglianetti. Paesaggi a cui non bastano tutte le parole del mondo per essere raccontati, sogni e incubi da ricordare dormendo e correndo, anche superando la tormenta di neve a 3300 metri nel cuore della notte, ma alla fine arrivando all’ambito traguardo. L’ultra trail del Tor des Geants è veramente una delle gare più massacranti del mondo, prova ne sia che molti dei 1200 partenti non sono riusciti a concluderlo, nonostante una preparazione attentissima ma che spesso non è sufficiente. Quale sia il segreto della vittoria, perché concludere la gara è una vittoria straordinaria (nessuno chiede mai ai concorrenti come sono arrivati ma solo se ce l’hanno fatta a vedere il traguardo), difficile dirlo. Nel corso della gara ci sono sei possibilità di cambiarsi con panni asciutti e assumere un poco di integratori, utilizzando materiale che viene fatto trovare in una borsa lasciata in un luogo previsto dall’organizzazione. Ma come nasca la decisione di cimentarsi con una prova così impegnativa può essere, come nel caso di Mirko, frutto di una scommessa con il figlio, nata a cena. "La preparazione – racconta l’atleta pistoiese – è durata nove mesi, psicologicamente e fisicamente. Occorre abituarsi a dormire pochi minuti alla volta, spesso anche camminando, abituarsi al silenzio, alla natura, a un rapporto diverso con il proprio corpo e con il proprio cuore che per certi periodi batte stabilmente 160 pulsazioni, e i propri pensieri". "Poi c’è la componente della fortuna – ammette –: ho superato per poco una tormenta che ha messo fuori gioco metà dei concorrenti. Quando si torna è un disastro, il rumore della civiltà è faticoso da accettare, non lo avevo messo in conto e si sta meglio sulle vette, nonostante tutto. Bello è stato condividere le sensazioni con il preparatore Massimo Santucci e il mio compagno di viaggio, Angelo Bartoletti, anche lui pistoiese. Devo dire che la parte atletica non è quella più importante – conclude – in fondo ci puoi arrivare solo con il cuore e la testa, ci sono momenti in cui avresti voglia di ritirarti, poi ci pensi e vai avanti perché trovi risorse che non sapevi di avere. E siccome mi sono divertito un sacco, non escludo di riprovarci". Mirko gareggia per la Ascd Silvano Fedi: è il primo atleta della società a raggiungere questo storico traguardo. Andrea Nannini