Quando Tamberi volò in alto al... PalaCarrara

Il neo-campione olimpico, grande appassionato di pallacanestro, nel 2017 prese parte a un’amichevole a Pistoia con la maglia di Siena

In questi giorni su Gianmarco Tamberi è stato scritto e detto tutto e di più. Il fresco campione olimpico di salto in alto, tra le tante cose, non ha mai fatto mistero di essere un grande appassionato di basket, oltre ad averlo giocato in gioventù, dai 4 ai 17 anni, tra Osimo e Ancona nel ruolo di play-guardia. "Avrei voluto giocare a basket, poi grazie a mio padre ho scoperto il salto in alto. Ma quando vedo un pallone o un campetto non resisto", ha dichiarato la medaglia d’oro olimpica. Tamberi ci è riuscito a coronare il sogno di giocare una partita vera. Era il 2017 e la Mens Sana Siena dell’allora presidente Guido Bagatta e allenata da coach Giulio Griccioli, che militava in serie A2 dopo i gloriosi fasti passati, lo aggrega per una serie di amichevoli estive. Proprio in una di queste "Gimbo" fece il suo esordio al PalaCarrara in occasione del memorial Matteo Bertolazzi. Di fronte la The Flexx Pistoia di coach Vincenzo Esposito ed a fare da cornice un palazzetto gremito che, soprattutto all’inizio, fece tremare un po’ le gambe a Tamberi. Pistoia finì per aggiudicarsi l’incontro per 89-88, con Tamberi a referto con due punti realizzati dalla lunetta: il primo finì dentro senza problemi, il secondo entrò con l’aiuto del tabellone.

Una bella soddisfazione per Tamberi quella di giocare un match vero, tra l’altro disputato con notevole intensità ed energia (18-8 il parziale in favore della compagine senese con lui sul parquet), ma soprattutto una grande emozione nel riallacciare i rapporti con lo sport dopo il grave infortunio alla caviglia che gli aveva negato la partecipazione alle Olimpiadi di Rio del 2016. Tamberi era nel pieno del percorso riabilitativo tanto che qualcuno criticò la sua decisione di voler disputare allenamenti e partite di basket, ma per Gimbo tornare a praticare sport e soprattutto a volare era la cosa più importante, quella che in quel momento gli permetteva di sentirsi vivo, di respirare di nuovo l’atmosfera dello spogliatoio, ma principalmente c’era la voglia di tornare a sentire ancora scorrere l’adrenalina. Non a caso in occasione dell’inno nazionale prima della partita Tamberi era visibilmente emozionato, così come dall’atmosfera che si respirava sugli spalti. I grandi campioni vivono di emozioni forti e per lui era fondamentali sentirle ancora. Da lì la storia la conosciamo tutti, Tamberi si è allenato con grande forza e determinazione e il premio è arrivato con un oro che è già di diritto nella storia.

Maurizio Innocenti