Longobardi e De Caria, le maratone e mezze maratone fatte in casa

Due sportivi pistoiesi hanno trovato il modo di completare due imprese al tempo del Coronavirus. Un racconto tutto da leggere

Ecco Longobardi in piena azione: maratona nel giardino di casa propria

Ecco Longobardi in piena azione: maratona nel giardino di casa propria

Pistoia, 17 aprile 2020 - Ricordate? Che cos’è il genio ci si chiedeva in “Amici miei”. Beh, i protagonisti involontari della nostra storia sono stati a loro modo geniali. Gli effetti della quarantena? Forse. Molto più probabilmente la passione per lo sport, per il gusto di praticare uno sport, in questo caso la corsa a piedi. E allora quel bambino degli anni Settanta, che trascorreva le domeniche su un campetto adiacente casa con pallone, radiolina e macchina per scrivere, cercando di emulare e tratteggiare le gesta di tale Gianni Rivera, può raccontarvi tranquillamente la storia di due signori che, in uno di questi fine settimana, hanno compiuto due imprese. Sì, proprio così: due autentiche imprese.

Fini a sé stesse, senza niente in ballo, neppure la gloria, se non la soddisfazione di centrare l’obiettivo prefissato. Di tornare a sentire appieno il proprio corpo, le proprie sensazioni, persino le proprie emozioni. Senza conoscersi (verosimile), essersi parlati (sicuro), risiedendo l’uno a Monsummano Terme e l’altro a Pistoia: Giuseppe Longobardi e Franco De Caria. Il primo, ribattezzato “Longo”, tesserato della Cykeln per il team running, il secondo, conosciuto e apprezzato parrucchiere tifosissimo del Pistoia Basket 2000, portacolori della Silvano Fedi.

Longobardi non aveva ancora corso la maratona, i fatidici 42 chilometri e 195 metri: per l’agognata prima volta, ha scelto il giardino di casa sua. Niente New York, Boston, Tokyo, Parigi, Atene, Londra, Roma o Firenze, ma come sostiene Giacomo Borghi, anch’egli uomo-Cykeln ma sezione ciclismo, “200 e passa giri con i rifornimenti ‘gestiti’ dai figli e tanto di medaglia finale. In pratica una maratona in famiglia, con i rampolli che gli hanno preparato il ristoro - come nelle maratone ufficiali - ogni 10 chilometri”. Un modo apparentemente semplice di continuare la propria vita, all’insegna del come eravamo e desidereremmo tornare a essere. Una maniera di sconfiggere la noia, essendo propositivi. Al massimo.

De Caria, invece, di maratone e ultra maratone è un aficionado, avendo partecipato persino alla “100 km del Passatore” e alla “Nove Colli Running” (per non dire della Pistoia – Abetone). Uno abituato, che si allena costantemente, ogni mattina o quasi prima di entrare al lavoro. Un tipo in gamba, che corre per misurarsi, in una lotta contro sé stesso e i propri record. Che narra di corse e paesaggi, natura e gente che incontra. Volendo fare movimento appunto, è uscito dalla propria abitazione e… “Mi sono fasciato i ginocchi e ho fatto una mezza maratona nel parcheggio condominiale: 80 metri ogni giro, circa 270 giri. No, non sono normale”, sostiene sorridendo.

Alla fine Longobardi, premiato dai figli, era sorridente, tant’è che ha postato tutto sui social, come usa adesso. Perché, indubbiamente, una maratona portata a termine val bene raccontarsi un po’. De Caria, invece, appariva insolitamente stremato. Ma tant’è. Ricominciare, provare a rimettersi in moto non è facile e poi in un contesto e luogo per nulla agevoli. La speranza di chi scrive, infine, è aver invogliato tutti gli sportivi, quelli veri che non si abbattono, a reinventarsi, ad avere fantasia. A uscire fuori pur restando dentro. A volare senza prendere l’aereo. Come De Caria e Longobardi, che hanno scoperto – geniali – il modo di essere normali in tempi che di normalità hanno ben poco.