C’è un pistoiese tra i "grandi" dell’Ironman

Riccardo Cacioli (Silvano Fedi) è riuscito nell’impresa di qualificarsi per la prova mondiale di triathlon alle Hawaii e concluderla

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Al campionato mondiale di Ironman, oltre vent’anni dopo l’ultima volta, Pistoia torna protagonista della massacrante prova, grazie a Riccardo Cacioli, 44enne pistoiese di Badia a Pacciana. L’ultima presenza pistoiese ammessa alla finale risale al lontano 2000. La prova per laureare il campione del mondo si è svolta il mese scorso alle Hawaii, articolata su tre prove di triathlon estremo che prevede: 3,8 km a nuoto in acque libere, 180 km di bici e 42,195 km di corsa. È nata e si svolge alle Hawaii dal 1978 e per potervi partecipare non è possibile iscriversi, ma occorre qualificarsi partecipando ad altri Ironman che si svolgono durante l’anno. Riccado Cacioli si è qualificato 12 volte sui percorsi di mezza Europa, dall’Austria alla Svizzera alla Spagna, prima di avere il via libera alla gara finale. A dare la notizia del raggiunto traguardo è stato Guido Amerini a nome dell’Asd Silvano Fedi, visibilmente soddisfatto: "tra gli oltre 5000 partecipanti provenienti da tutto il mondo c’era il pistoiese Riccardo Cacioli, tesserato Freestyle Triathlon e Silvano Fedi, alla sua quindicesima prova su questa distanza. La società si complimenta con Riccardo per lo straordinario risultato".

L’autore della prova la racconta con un inevitabile pizzico di emozione: "La gara è stata durissima per il gran caldo e l’alto tasso di umidità, la temperatura percepita superava i 38°. Nuotare nelle acque dell’Oceano Pacifico, pedalare attraverso le distese laviche, correre per le strade di Kailua-Kona è stata un’esperienza unica e pazzesca". Però, nonostante le difficoltà, Cacioli è riuscito a "portarla in fondo" in poco più di 13 ore. Ovvio che la vittoria in una gara di questa durezza sta nel superare il traguardo, obbiettivo che si raggiunge, come racconta Riccardo, "più con la testa che con le gambe. Ogni difficoltà ha bisogno di essere affrontata in modo diverso e bisogna saperlo fare nel modo giusto, in questo l’esperienza è di grande aiuto. Bisogna anche dire che i partecipanti sono tutti molto preparati e altrettanto motivati. Questa è una gara che chi parte vuole arrivare costi quello che costi. A me è successo, in una gara dove il caldo creava problemi, di avere la pressione arteriosa 4060, il medico mi ha fermato e sono ripartito dopo circa mezz’ora, quando i parametri erano migliorati. Si fa tutto in sicurezza ma sulla determinazione a raggiungere il traguardo non ci sono deroghe. Poi c’è l’accoglienza che è talmente bella che l’esperienza diventa da sogno, la gente festeggia il primo arrivato come l’ultimo, è veramente una grande giornata di sport".

Andrea Nannini