Basket, Pistoia sceglie di scendere in A2, Toppo: "Serve accettare la realtà"

L'intervista all'ex capitano

Fiorello Toppo (Acerboni / FotoCastellani)

Fiorello Toppo (Acerboni / FotoCastellani)

Pistoia, 17 giugno 2020 - Fiorello Toppo, da ex capitano come ha preso la decisione della società di autoretrocedersi in A/2?

"In maniera serena. Ci sono tanti fattori che consentono ad una città, ad una società e ad una squadra di stare in serie A. La passione sicuramente a Pistoia non manca, però poi ci sono le risorse economiche e la progettualità. Non conosco le dinamiche interne societarie, ma è evidente non tutte questi aspetti erano presenti e allora bisogna accettare la realtà".

Per uno sportivo l’autoretrocessione è difficile da accettare? Si preferisce che sia il campo a deciderlo?

"Le persone di buonsenso vedono le cose da tutte le prospettive possibili. E’ chiaro che nello sport si preferisce che sia il campo a decidere, ma oggi sono momenti difficili dove le decisioni possono arrivare per altri motivi. Non fa piacere a nessuno questa situazione, né alla dirigenza, né ai tifosi e né agli sponsor. Bisogna ripartire da una categoria che sia accettabile per una piazza come Pistoia e provare a fare meglio".

In che modo si può fare meglio?

"Mi fa specie che figure che hanno fatto la storia del basket a Pistoia non siano dentro la società. Certe persone vanno riavvicinate realmente e non vanno chiamate per eventi singoli o per le celebrazioni. Ci sono tanti ex giocatori che possono dare il loro contributo anche in maniera gratuita perché vogliono bene alla squadra. Certo devono essere partecipi, avere il contatto con lo spogliatoio e la dirigenza".

Quando parla di progetti si riferisce anche e soprattutto a ripianare i debiti pregressi?

"La società lo sta facendo e chi è rimasto ci mette la faccia, poi certo che il progetto debba prevedere il ripianamento dei debiti altrimenti non si può creare un qualcosa. Bisognerebbe creare un movimento che costruisca i giocatori, che porti entusiasmo e dia un motivo ad uno sponsor di investire a Pistoia. Se si continua a mantenere il proprio orticello e guardare solo a quello com’è stato fatto fino ad ora, gli errori non si miglioreranno mai".

La società è pronta secondo lei a questo tipo di cambiamento?

"Se l’obiettivo è quello di vivacchiare in A/2 si può anche continuare sulla falsariga di sempre, se invece si vuol gestire al meglio la situazione e puntare ad una categoria diversa, il cambiamento è necessario. Quando si parla di programmare o di progetto vuol dire stare insieme, fare gli stessi passi per 3 o 5 anni, vuol dire costruire basi solidi, avere idee chiare su cui puntare".

E vuol dire anche avere i soldi.

"Io dico sempre che non è necessario avere un primo sponsor da un milione di euro, si possono avere mille persone che danno mille euro e il risultato è lo stesso. Questo per dire che l’unione di intenti, il coinvolgimento delle persone, portano comunque a trovare soluzioni alternative però ci vuole la volontà di volerlo fare".

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