Pistoia, 6 maggio 2013 - "Rischiavamo di perdere l’albergo del nonno e la casa dove viviamo da sempre. Mia mamma e mio zio non ce la facevano più. La crisi picchiava duro. Un anno fa decisi d’intestarmi tutto: anche un debito di 50mila euro per ripartire".

Ha 29 anni, si chiama Elena Niccolai. Pare Cenerentola. Nel senso che "lei" è l’albergo Guidi di San Mommè, appena sopra Pistoia, sulla strada per Porretta. Padrona, certo, ma anche contabile, camieriera, cuoca: rifà le camere, accoglie i clienti e, in cucina, la sua specialità è la pasta fresca. Piatto forte? I ravioli agli spinaci.

La storia di Elena-Cenerentola esce dalle carte di GiovaniSì, progetto voluto dal governatore, Enrico Rossi, forse non senza vena propagandistica, ma soprattutto per vincere una scommessa: dare una spinta ai ragazzi. E dimostrare che, se ci sono bamboccioni incapaci di uscire di casa, non manca chi la casa se la carica sulle spalle e la fa rivivere. Con azienda di famiglia annessa.

L’albergo di Elena-Cenerentola venne costruito da nonno Luigi negli anni Trenta. Fu il primo della zona. Ma come sua mamma e suo zio, sfiniti dalle tasse e della burocrazia, la struttura "non ce la faceva più". Il bancone del bar cadeva a pezzi. Bisognava ristrutturare. Lei l’ha fatto.

Le basteranno, Elena, i 50 mila euro della Regione?
"Precisiamo che non sono un regalo ma un prestito. Li restituirò in 10 anni. La Regione paga un po’ d’interessi".

Come li ha investiti?
"L’albergo ha una sola stella ma, per me è il più bello del mondo: sognai di rinnovarlo. Cominciando dall’impianto di riscaldamento. Poi ho installato l’hi-fi e messo la televisione in tutte le camere. Una gran fatica. Ma il sogno è realtà...".

Dica la verità: è una Cenerentola "vera" o l’aiutano?
"Mia mamma e mia zia sono in prima linea. Ma è da quando avevo 19 anni che guido la baracca. Prima di diventare titolare firmavo assegni e mi occupavo di tutto. Ho due fratelli, Massimiliano e Alessandro, ma si sono sempre occupati d’altro...".

Qando cominciarono i problemi?
"Nel ’98, con la morte di mia nonna. Zio Roberto ci mise impegno per tirare avanti, ma i primi morsi della crisi resero tutto difficile. In famiglia volevano mollare...".

E lei?
"Pensavo al nonno. Mi ribellavo all’idea di veder andare tutto all’aria. Dissi: ‘Ci penso io’. Ero piccina. Mi guardavano scuotendo la testa. Oggi sono la titolare, ho 50 mila euro di debito, ma sono contenta".

di Sandro Bennucci
[email protected]