"Fragili e diversi, il virus come opportunità per riscoprire la convivenza"

Il festival pistoiese "Dialoghi sull'uomo" aderisce alla campagna #iorestoacasa e invita alcuni degli ospiti a riflettere sull'attualità messa alla prova dalla pandemia. Il contributo dell'antropologo Marco Aime

Marco Aime ai "Dialoghi" (Acerboni/FotoCastellani)

Marco Aime ai "Dialoghi" (Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 13 marzo 2020 - Una nuova sfida, un nuovo tempo che ci scopre fragili, ci apostrofa quasi come i diversi, quelli che stanno al di là della frontiera. Quelli che, persino, sono "altri" tra di loro, in una quotidianità che ci vuole distanti per necessità di sicurezza, sospettosi quasi l’uno dell’altro. Lo spunto per guardare a questi strani giorni di marzo, ingabbiati in una vita che quasi non c’appartiene per via di una pandemia ormai certificata, lo offre l’antropologo Marco Aime, primo protagonista della campagna #iorestoacasa raccolta anche dalla rassegna pistoiese Dialoghi sull’uomo. La quarantena costringe in qualche modo anche a una riflessione e i Dialoghi hanno voluto approfondire il momento col contributo di alcuni dei relatori passati e futuri del festival stesso, «per condividere dubbi, paure e idee per superare le difficoltà assieme. Convivere infatti significa che tutti ci prendiamo cura di tutti».

Si intitola dunque «Noi/Altri di fronte al virus» l’intervento che Aime affida alla rete. «Chissà che questa epidemia non sia un’occasione per riflettere su alcune delle caratteristiche della nostra contemporaneità – argomenta Aime –. Pensiamo, ad esempio, alla sua fragilità: ormai siamo così covinti della superiorità degli esseri umani che abbiamo la convinzione di poter controllare tutto. Poi arriva un piccolo virus invisibile all’occhio umano e blocca, paralizza le nostre esistenze, svelando la poca forza che possediamo per contrastare la natura». Ma è il concetto di diverso che oggi si scopre in un’altra veste, quella che etichetta noi stessi, italiani, come diversi.

«C’è stato un primo momento di questa pandemia in cui noi italiani siamo stati visti come gli appestati, quelli da temere – prosegue Aime –. Trovarsi ora dall’altra parte, soprattutto per chi tra di noi rappresenta l’altro come l’icona di ogni male, colui che deve essere lasciato fuori dalle frontiere, ci può far capire come sia davvero sottile e quasi impercettibile il limite per cui si può essere da una parte o dall’altra della stessa frontiera. Non solo: siamo diventati ‘altri’ tra di noi anche: questa mancanza di contatto, questo sospetto, questa lontananza fisica tra noi stessi ci fa riflettere su quanto sia importante il contatto, quello fisico e umano tra le persone. Chissà che tutto questo non ci faccia riflettere su quanto sia importante la convivenza e su quanto siano importanti i rapporti tra di noi. Noi siamo come l’altro, l’altro è come noi: è solo questione di sguardi». Prossimo intervento sul tema nei prossimi giorni a cura dello psicologo Matteo Lancini. Video disponibili sul canale YouTube del festival. A questo link invece il video che ha per protagonista Marco Aime.