Coronavirus, il contributo dei volontari: "I nostri angeli, preziosi e silenziosi"

Turni azzerati e rischi tangibili, ma la squadra di coloro che lavorano per puro spirito di volontariato nell'emergenza non molla

Riccardo Fantacci, direttore servizi Misericordia Pistoia (Acerboni/FotoCastellani)

Riccardo Fantacci, direttore servizi Misericordia Pistoia (Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 2 aprile 2020 - Arriva la chiamata del 118: bisogna andare a prendere un paziente. La diagnosi non è ancora chiara, ma i sintomi hanno quasi scritto la sentenza. E lo spettro coronavirus improvvisamente si materializza. Il primo anello della catena dei soccorsi sanitari si aggancia qui, a bordo di un’ambulanza dove spesso e volentieri a prestare servizio ci sono uomini e donne che operano per semplice spirito di volontariato. “Non occorre ribadirlo, ma sono tutte persone che per fare quello che fanno non prendono un centesimo. Quest’emergenza sarebbe certamente più pesante da gestire se non ci fossero i volontari ad aiutare a tamponare”. La stanchezza lascia spazio solo alla gratitudine nelle parole di Riccardo Fantacci, direttore dei servizi della Misericordia di Pistoia, che ben conosce il contributo dei volontari nell’emergenza Covid-19.

La ricchezza della filiera del soccorso è tale anche grazie a questi angeli silenziosi che nonostante il rischio hanno scelto di non abbandonare totalmente la nave. “La squadra dei volontari si è ovviamente ridotta in questo periodo – spiega Fantacci –, per mille motivi non tutti se la sono sentita di affrontare questa guerra. Oggi il gruppo conta circa 150 persone, un numero più che dimezzato rispetto a quello dei volontari attivi in momenti di non emergenza. I turni non esistono più, si vive molto alla giornata. Capita anche semplicemente di chiedersi ‘chi resta stasera?’, improvvisando. Quando lavori anche 48 ore filate senza mai staccare può capitare anche questo. Ecco perché l’unica cosa che mi sento di dire è che i nostri volontari sono esemplari”. Neppure la famiglia della Misericordia è stata immune ai lutti in questo tsunami che porta il nome di Covid-19: “Abbiamo perso Brunello, un volontario particolarmente attivo, una persona di grande energia. Un altro volontario se n’è andato stroncato da un infarto, un altro ancora ha solo 50 anni ed è ricoverato al San Jacopo in condizioni critiche. Il virus l’abbiamo visto da vicino insomma e per più di un motivo sappiamo quanto sia difficile il momento”.

I telefoni anche qui al parco della Vergine squillano meno del solito, ma quando accade sai già che dall’altro capo della cornetta c’è qualcuno che ha un familiare colpito dal virus: “Vogliono portare beni primari ai loro cari in ospedale e non sanno come fare – spiega Riccardo –, si affidano a noi, anche per sfogare un po’ della loro sofferenza”. Trasporti e trasferimenti a parte, il lavoro qui in sede è aumentato anche per questioni di sicurezza. “I mezzi dedicati al coronavirus devono essere igienizzati a ogni trasporto. Prima questo lavoro veniva effettuato a fine giornata, ora no: appena il mezzo rientra in sede con maniacale cura si rivolta tutto l’abitacolo”. Con una mole così elevata di lavoro anche il consumo delle protezioni è costante ed enorme: “Mascherine, tute, camici di protezione vanno via come il pane. Ecco perché abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Chi volesse donarci qualche dispositivo ci regalerebbe una grande gioia”. Così come gioia e conforto lo danno le chiamate di solidarietà e altre dimostrazioni tangibili di vicinanza: “Chi ci ha donato dei dispositivi, chi invece ci consegna cibo o pizza a fine giornata. Possono sembrare piccoli gesti, per noi in realtà di grande e insostituibile valore”.