"Vite sospese" la storia di Renato Moscato Una delle vicende contenute nel libro di Lottini

Una vita tranquilla, da Lastra a Signa, trasferitosi con la famiglia a Pistoia, diviso tra la casa di via Bassa della Vergine e il mercato ambulante dove lavorava col suo banco di passamanerie. Una vita come tante, macchiata d’una sola ‘colpa’: essere ebreo. La storia è quella di Renato Moscato contenuta nel libro "Vite sospese. Memorie e storie della Shoah nel Pistoiese" di Andrea Lottini, al centro della presentazione di questa sera, mercoledì 27 ottobre (ore 21), al circolo Arci Garibaldi (Corso Gramsci, 52 a Pistoia), le cui vicende personali furono letteralmente travolte nel 1938, anno della promulgazione in Italia delle leggi razziali.

Quella vita fino ad allora ordinaria subì uno scossone: la figlia piccola Mirella fu allontanata dalla scuola, lui costretto a rinunciare alla frequentazione del dopolavoro nel tempo libero. Un’esistenza da emarginati, discriminati, che vide il suo triste culmine nel 1943, quando un fascista, ambulante come lui, lo denunciò causandone la deportazione al campo di Fossoli.

Qui trovò la sorella Fiammetta e il fratello Bruno, entrambi catturati a Firenze. I tre riuscirono a spedire diverse lettere ai famigliari dalle quali lasciavano trasparire i loro timori per il futuro. Renato, Fiammetta e Bruno furono poi portati ad Auschwitz dove persero la vita, probabilmente appena arrivati.

La serata è organizzata dall’Istituto storico della Resistenza e vedrà la partecipazione del suo presidente, Giovanni Contini, e di Stefano Bartolini, direttore Fondazione e lavoro. Il volume gode del patrocinio di Anpi Pistoia e Provincia di Pistoia.

l.m.