Vaccini, i medici di base: "Siamo disperati"

L’incastro della doppia iniezione, terza dose e antinfluenzale, richiede molto tempo. Il punto con la coordinatrice Romagnani

I medici di famiglia sono già alle prese con gli innumerevoli problemi che scaturiscono dalla doppia campagna vaccinale lanciata in questi giorni: quella contro il covid, e quindi la somministrazione della terza dose Pfizer alle persone con più di 80 anni di età, e quella contro l’influenza stagionale. Due patologie che potrebbero andare a mescolarsi, soprattutto nel periodo invernale. I medici di medicina generale si affannano a cercare una possibile migliore organizzazione dove il nemico principale è soprattutto uno: il tempo. Ne parliamo con la dottoressa Lara Romagnani che è coordinatrice della Aft (Aggregazione funzionale territoriale) di Pistoia2, che ha un bacino complessivo di una cinquantina di medici. La dottoressa Lara Romagnani è anche la referente di tutti i medici coordinatori della Zona Pistoiese.

Come sta procedendo la somministrazione della terza dose del vaccino anticovid?

"La somministrazione della terza dose ai pazienti con più di 80 anni ci mette molto in difficoltà perchè dobbiamo pensare anche all’influenza, e la Regione Toscana ci ha detto di dare precedenza al covid. Non abbiamo però una quantità di tempo maggiore a disposizione. Quindi siamo partiti con una certa calma rispetto alla prima e alla seconda dose, anche perchè non c’è necessità di correre rispetto a chi si è vaccinato più recentemente con la seconda".

Come state affrontando quindi questa fase?

"Ci sono ancora gli hub aperti e così stiamo consigliando alle persone che sono in grado di muoversi autonomamente di recarsì nei punti vaccinali per ricevere la terza dose di vaccino, oppure di farsi accompagnare dai loro familiari. Del resto, vediamo che chi ha più di 80 anni e ha ricevuto la prima e la seconda dose, vuol fare anche la terza. E’ un intenzione che hanno in tanti. C’è quindi una risposta decisa all’offerta".

Quali sono le difficoltà logistiche da risolvere?

"Ci sono alcuni problemi di carattere logistico che sono evidenti: ammettiamo che un paziente desideri ricevere la terza dose Pfizer e anche il vaccino contro l’influenza. Considerando che la fiala Pzifer contiene sei dosi, devo cercare, e quindi contemporaneamente trovare, altri cinque pazienti, ed è facile immaginare con quale dispendio di tempo nel corso dell’attività ambulatoriale, già di per sè molto impegnativa per tutti noi".

I vaccini contro l’influenza sono sufficienti?

"Le dosi di vaccino contro l’influenza sono un numero inferiore rispetto allo scorso anno. Ci hanno detto di partire con gli ultrasettantenni con patologie importanti. Quindi devo andare a controllare chi posso vaccinare contro l’influenza, e questo rappresenta un ulteriore aggravio di lavoro".

Quale sentimento prevale?

"E’ una difficoltà immane. Siamo disperati, non trovo altre parole e non so come riparare. Non ci siamo ancora mossi per chiedere all’Asl altri locali oltre i nostri ambulatori aperti".

Avete pensato a una forma diversa di organizzazione?

"Ci stiamo organizzando per gruppi anche con l’aiuto della segretaria, chi ce l’ha, che chiama i pazienti e prende l’appuntamento. Svolge un lavoro che comunque non è il suo, ma le persone a questo punto devono essere selezionate".

Qual è la risposta dei pazienti alla campagna vaccinale contro l’influenza?

"Tutto è reso più complicato anche dal fatto che le persone chiedono di essere vaccinate contro l’influenza e soprattutto lo chiede chi è sotto i 70 anni. In particolare ce lo chiedono gli insegnanti, e non lo so se ce la faremo a vaccinarli tutti".

Cosa potrebbe accadere?

"La criticità quest’anno è rappresentata dall’influenza: siamo ai limiti, non lo so se riuscirò a fronteggiare le richieste come lo scorso anno. Le dosi fornite potrebbero non bastare e allora potrà accadere che qualche paziente debba comprarsi il vaccino in farmacia. Il costo si dovrebbe aggirare sui trenta euro circa".

lucia agati