Tumori, il 'caso Serravalle'. L'esperto: "Sarcomi e trielina, non c’è relazione nota"

L’epidemiologo Francesco Cipriani spiega come sono stati studiati gli otto casi del tumore raro fra Casalguidi e Cantagrillo

Il dottor Francesco Cipriani

Il dottor Francesco Cipriani

Pistoia, 28 novembre 2020 - L’inquinamento, i sarcomi, il dolore delle famiglie, le preoccupazioni di tante altre e tanti, tanti interrogativi che attanagliano la comunità di Casalguidi e Cantagrillo anche alla luce della scoperta, comunicata l’altro ieri dal Comune di Serravalle, dell’origine dell’inquinamento dei pozzi di Ponte Stella: lo sversamento, prolungato nel tempo (dal 1974 al 1984), di solventi nella falda acquifera da un’azienda metalmeccanica dismessa.

Abbiamo parlato di tutto questo con il dottor Francesco Cipriani, che guida l’unità funzionale di epidemiologia dell’Asl Toscana Centro.

La contaminazione da trielina può aver danneggiato la salute delle persone?

"L’inquinamento da cloruro di vinile si è protratto nel tempo, ma ha come area geografica una porzione di Ponte Stella, limitata a pochi numeri civici e, soprattutto, non è arrivato nelle case con l’acquedotto e quindi, non c’è impatto per chi ci ha vissuto. Il timore, e il pensiero delle persone, come è facilmente immaginabile, andrà ai casi di sarcomi di cui abbiamo tanto parlato".

Ci può essere una relazione con i casi di sarcoma?

"Le persone si chiederanno infatti: ma c’è un collegamento tra la contaminazione da cloruro di vinile e i sarcomi? La nostra risposta è: molto probabilmente no. Il no assoluto in campo medico quasi non esiste. Ma posso dire che il sarcoma non ha in letteratura medica e scientifica connessioni note con questa sostanza se non l’angiosarcoma epatico, che però non si è verificato nella zona di Casalguidi. Nella zona inquinata c’è stato soltanto un caso di sarcoma e comunque non un angiosarcoma riferibile quindi all’esposizione al cloruro di vinile. Tutti gli altri casi di Casalguidi e Cantagrillo non sono angiosarcomi e sono fuori dalla zona inquinata.

Perchè questa patologia è ancora un mistero?

"Tutto il mondo sta studiando questi cluster, che sono ovunque, ma nessuno, per ora, ha mai compreso perchè insorgono questi tumori rari. Un giorno lo scopriremo, al momento non si sa. Mettendo insieme tutte le nostre conoscenze sulla localizzazione dei sarcomi non è emersa nessuna relazione tra i vari casi. Li conosciamo tutti, quelli emersi nella zona tra Casalguidi e Cantagrillo sono otto in tutto. Sette sono più vicini, più aggregati, fra il 2014 e il 2017, l’ottavo è più lontano nel tempo, risale al 2006. I casi sono qui quasi tre volte l’atteso e in area piccola, quindi questo è un cluster. Anche noi abbiamo valutato se che ci potesse essere una relazione con il cloruro di vinile, ma non è emersa alcuna evidente connessione".

Quanti casi avete studiato?

"I casi che abbiamo studiato sono in tutto 17, gli altri nove sono stati rilevati nei territori di Pistoia e Quarrata vicini a Casalguidi e Cantagrillo. Li abbiamo intervistati tutti e abbiamo fatto anche sopralluoghi. A tutti abbiamo chiesto che tipo di farmaci hanno assunto, le malattie che avevano avuto, le storie familiari, le abitudini di vita e il tipo di lavori svolto, non è emerso niente che legasse questi casi in modo evidente. L’unica connessione emersa è stata fra alcuni che frequentavano lo stesso coro parrocchiale. Abbiamo fatto un sopralluogo nella chiesa. Non c’era un nesso particolare. La nostra strategia, il nostro obiettivo, è fare tutto quello che serve per escludere fattori di rischio e rassicurare le persone che non stanno vivendo in una zona pericolosa".

E la discarica?

"L’Arpat ha revisionato tutti i dati di campionamento della discarica del Cassero: gli inquinanti sono stati rilevati soltanto dentro la discarica e non hanno causato esposizioni prolungate nel tempo per i cittadini, quindi non possono aver causato i sarcomi. Con l’autorizzazione delle famiglie sono state poi anche campionate le case di Casalguidi dove si sono verificati i casi di sarcoma. E’ stata analizzata la qualità dell’aria e misurato il radon e ricercata la presenza di sostanze potenzialmente cancerogene. E’ stata analizzata l’acqua dei pozzi privati, sono state cercate sostanze pericolose e più di 80 tipi di pesticidi. Questa fase non è stata ancora conclusa perchè poi è arrivato il covid e ha frenato tutto e dobbiamo ancora concludere le rilevazioni su almeno quattro abitazioni".

Qual è l’obiettivo principale?

"Tutto questo serve per dare una ragione a chi ha perso un figlio, a chi ha vissuto e vive un dolore immenso e si chiede se aver vissuto in queste zone può essere stata la casua e pensa...chissà cosa cosa hanno inquinato. Noi continuiamo a indagare per assicurare che gli ambienti di vita siano sicuri. Alla nostra indagine mancano ancora alcuni segmenti".

lucia agati