Tecnico pistoiese alle Paralimpiadi: "Grande emozione"

Marco Gori fornisce supporto a tutti gli atleti. "E’ un’esperienza bellissima che farebbe bene a molti. Quanta energia Bebe Vio"

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Entrare nello stadio olimpico, calpestare con le proprie scarpe la stessa corsia - la numero due - che ha visto compiersi il successo stellare di Marcell Jacobs nei 100 metri, sentirsi incredibilmente parte della storia. Una storia bellissima che ha avuto inizio tecnicamente lo scorso 24 agosto, quando il pistoiese Marco Gori, 32 anni, ha iniziato prestando la propria professionalità ad atleti di tutto il mondo, uno tra i novanta tecnici operativi che a Tokyo stanno prendendo parte alle Paralimpiadi. In forze già da qualche anno nella sede bolognese della Ottobock, azienda leader nel mondo nei settori della tecnica ortopedica e della riabilitazione, Gori aveva scommesso su Tokyo già due anni fa, quando si candidò a partecipare rendendosi disponibile a questa avventura. Il tempo poi ha portato il verdetto tanto atteso e così ecco pronta la valigia con dentro tanta voglia di riuscire, talento e professionalità oltre a un carico enorme di emozioni.

"Pistoiese al 100%" come si definisce lui, Gori ha studiato tecniche ortopediche a Firenze, ha lavorato in tutta Italia e si è fermato poi a Bologna trovando casa infine alla Ottobock, sponsor tecnico di questa Paralimpiade. "L’ambiente è ricco di stimoli, incontri, sensazioni positive – dice lui nel pieno dell’entusiasmo –. Il clima torrido e i turni di lavoro ultra impegnativi non influiscono minimamente sull’effetto che questa esperienza sta avendo su di me. Il mio compito è offrire soccorso a chiunque ne abbia bisogno, forti del grande supporto di Ottobock che fornisce interventi e ricambi gratuiti per tutta la durata dell’olimpiade".

Sportivo nell’anima, schermidore fin da bambino, Gori ha il sano agonismo nel sangue e con questo anche il sogno del grande evento sportivo: "Arrivare a un risultato simile per la mia professione anziché per la mia passione è un’emozione nuova, fantastica. Questo ambiente offre un’idea di inclusione fortissima, un’energia mai incontrata prima, ed è un’esperienza che farebbe bene vivere a molti. Per alcuni pazienti è difficile vivere la disabilità come uno stimolo verso la ripartenza: quel che qui accade è che questa grinta è la condizione normale dei disabili". Tra gli incontri più toccanti quello con la campionessa Bebe Vio - "mamma mia che energia contagiosa, non comune", commenta Marco – e con un’atleta ipovedente brasiliana che il giorno dopo la gara ha voluto ritrovare Gori per ringraziarlo dell’intervento decisivo.

linda meoni