"Al lavoro per le tasse sette mesi l’anno"

Pressione fiscale al 59%. Gli artigiani: "Impossibile sopravvivere"

Artigianato (foto repertorio)

Artigianato (foto repertorio)

Pistoia, 21 settembre 2019 - Finora ha lavorato per lo Stato e soltanto da pochi giorni ha iniziato a farlo per il proprio profitto. E’ stato soltanto dal primo di agosto che le imprese pistoiesi hanno finito di «saldare» il conto con l’erario potendo finalmente concentrarsi su ricavi e investimenti. Soltanto un lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, quando la data è stata quella del 5 agosto. Sono questi alcuni dati territoriali estrapolati dal sesto Rapporto annuale «Comune che vai fisco che trovi», realizzato dall’Osservatorio di Cna nazionale analizzando la situazione fiscale delle imprese di 141 capoluoghi di provincia italiani e presentato nei giorni scorsi a Roma alla presenza del viceministro all’economia Antonio Misiani e dei vertici Cna.

Più precisamente, nella classifica nazionale, dalla città meno cara (Bolzano) a quella più cara (Reggio Calabria), Prato e Pistoia si piazzano rispettivamente al 58esimo e 43esimo posto registrando un «total tax rate» (cioè un carico fiscale generale tra tasse nazionali e locali) pari al 58,7% (Pistoia) e al 58% (Prato), con un lieve miglioramento di circa 1 punto percentuale rispetto al 2018.

Nell’arco di questo anno, dunque, le imprese pistoiesi lavoreranno ben 214 giorni solo per pagare le tasse e 151 giorni per il proprio reddito, mentre per quelle pratesi i giorni di lavoro per lo Stato saranno pari a 212 contro i 153 giorni di lavoro per se stesse. «Il trend fiscale è in lieve controtendenza rispetto al passato – spiega Claudio Bettazzi, presidente di Cna Toscana Centro – e questo non può che farci piacere, sia perché è frutto di molte battaglie vinte da Cna, sia perché la liquidità aggiuntiva che resta agli imprenditori viene reinvestita sul territorio e funziona da volano per l’economia. Detto questo però, si tratta di una magra consolazione, per motivi evidenti. In primis, questo percorso virtuoso è solo agli inizi e servono molti altre azioni istituzionali per consolidare questa tendenza; inoltre, lavorare da gennaio a luglio solo per essere in grado di far fronte all’erario è un peso ancora eccessivo per qualsiasi imprenditore. Tuttavia il dato in controtendenza c’è.

A incidere positivamente sulla riduzione della pressione fiscale è stato soprattutto l’innalzamento al 50% della deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali (capannoni, laboratori, negozi) che sono spazi vitali per ogni impresa. «Questo provvedimento era stato richiesto – si nota dalla Cna – al precedente Governo che lo ha accolto e inserito nella Legge di bilancio 2019, fissando però al 2023 il raggiungimento della totale deducibilità. Ecco perché secondo noi ora è arrivato il momento di fare pressing per anticipare questa tempistica e introdurre prima possibile la deducibilità dell’Imu al 100% sugli immobili strumentali, o i lievi vantaggi fiscali che già abbiamo ottenuto rischiano di essere vanificati, se non azzerati».