"Spettacolo in crisi. La ripartenza è lontana"

Fernando Capecchi (Vegastar): "Non si tratta dei soli artisti: a essere in difficoltà è un intero settore che dà lavoro a migliaia di persone".

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di Davide Costa

E’ uno dei settori che ha patito più di tutti lo stop. Tra i primi ad aver chiuso, è anche tra quelli che dura più fatica a ripartire. E’ un’estate tutt’altro che da incorniciare quella per la musica e lo spettacolo dal vivo. Ad avere il polso della situazione è Fernando Capecchi, uno dei più famosi impresari d’Italia, che dal suo quartier generale di Ramini dura ancora fatica a vedere l’agognata ripartenza. Come tutte le aziende del settore, anche le sue imprese (’Vegastar’ e ’Musica Maestro’) stanno sudando le proverbiali sette camicie. Colpa non solo del caldo, ma delle preoccupazioni per una filiera che non riesce a lasciarsi la crisi alle spalle.

E pensare, Capecchi, che c’è chi pensa che siano solo canzonette (o barzellette)...

"Niente di più sbagliato: dietro il settore dello spettacolo dal vivo c’è un’industria, le cui punte di diamante sono sì gli artisti, ma che si compone di tantissimi lavoratori che quest’estate saranno costretti a tirare la cinghia. Pensare solo agli artisti è riduttivo e non rende giustizia a un settore che in tutta Italia dà lavoro a migliaia di persone".

Le limitazioni alla capienza di locali e piazze quanto complicano la situazione?

"Dire che non la complicano sarebbe una bugia. E’ anche vero che in questo momento è assolutamente prioritario risolvere la questione sanitaria. Le persone, per tornare a ballare, alle feste in piazza e a divertirsi hanno bisogno di essere sicure".

Premesso questo?

"Premesso questo è evidente che se la capienza di una piazza di paese viene limitata a mille posti, quando magari l’anno scorso ne poteva contenere 5mila, qualche problema per gli organizzatori si pone. E infatti le feste in piazza stanno praticamente saltando tutte, così come le sagre, le cene all’aperto".

In questo quadro chi ci rimette di più?

"Diciamo che gli artisti di fascia alta, i cosiddetti big, hanno le spalle larghe anche per sopportare uno stop più lungo alle loro attività. A maggior ragione se si tratta di cantautori che possono comunque sfruttare la ’sponda’ offerta da radio e tv. Discorso diverso per i giovani che hanno iniziato da poco e per le orchestre: lì i problemi sono tanti".

Anche se, da qualche giorno, si può di nuovo ballare?

"Sì, sono state consentite solo le danze tra congiunti all’aperto. E’ un primo passo, ma non risolve il problema, perché a ballare spesso ci vanno anche gruppi di amici che hanno partner che non sono necessariamente i rispettivi mariti o moglie".

Qualcosa, comunque, è ripartito?

"Alcune orchestre, poche a dir la verità, hanno ricominciato a lavorare ma le serate sono pochissime. E comunque abbiamo notato che al momento chi organizza feste preferisce musica da ascolto più che da ballo, quindi è più facile far lavorare duo o trio, piuttosto che orchestre al completo. Ma c’è anche un altro problema".

Quale?

"Poche feste in piazza vuol dire pochi luoghi per sperimentare i giovani. Giovani che non si propongono nemmeno più, perché vedono poche occasioni di ribalta. E’ questo uno degli aspetti che mi preoccupa di più".

I suoi artisti sono tutti preoccupati?

"Tutti. Non si fermano solo i guadagni, si ferma tutto il settore. Basti pensare a Leonardo (Pieraccioni, ndr) che ha deciso di posticipare di un anno le riprese del suo film, perché non è pensabile allestire un set a queste condizioni. Abbiamo deciso di continuare a registrare le puntate di ’Balla che ti passa’ proprio per tenere accesa una candela sul settore. Dobbiamo sperare nel futuro".