"Scrivere, divertente necessità" Vichi, le confessioni letterarie

Il padre del commissario. Bordelli ha chiuso la rassegna. dei "Giovedì del giallo". I suoi tre libri per le vacanze

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Le sue sono storie di "uomini, di donne, di umanità", talmente azzeccate da cogliere sempre nel segno. Mai risultato più felice se dietro quelle storie c’è la penna di chi nella scrittura esprime una necessità urgente che tanto (tutto) ha a che fare con il sé e l’emozione più intima.

"È come se non scrivere mi facesse star male. La scrittura mi depura. La scrittura per me non è un’occupazione: è qualcosa che profondamente mi attraversa". A raccontarsi una volta di più è l’autore fiorentino Marco Vichi all’indomani dell’uscita dell’ultimo nato, "Non tutto è perduto" (Guanda, 2022), ultimo capitolo della saga del commissario Bordelli e ultimo incontro per la rassegna dei ‘Giovedì del giallo’ a cura dell’associazione Giallo Pistoia. Prima ci chiedevamo cosa avrebbe fatto Bordelli una volta in pensione. Oggi in pensione c’è davvero, ma non è finita qui… "La pensione mica è la fine di tutto. Bordelli è un uomo pieno di vita, curioso. Trova comunque il modo di fare quel che faceva prima. Non si metterà certo in poltrona a far da spettatore...".

Il ritmo con cui confeziona capitoli del commissario è così spedito da dare l’impressione di divertirsi davvero anche lei. È così? "Io mi diverto sempre di più a scrivere e non solo del commissario. La chiamerei una necessità divertente. Ho bisogno di scrivere, raccontare. A volte ci sono urgenze che solo attraverso la scrittura riesco a tirar fuori. È difficile spiegare cosa succede mentre scrivo".

‘Giallista’ non è la categoria in cui ama inquadrarsi: "Non la amo perché non sono giallista. Non ho nessuna passione per il giallo in sé. Quello che mi interessa è raccontare la vita e non il meccanismo dell’indagine. Difatti spesso i miei casi sono abbastanza banali, racconto l’uomo, la società. Aspetti questi che condivide tutto il noir italiano".

Le è mai stata proposta una trasposizione cinema-tv di Bordelli? Le piacerebbe?

"Ogni tanto ci girano intorno… Mi piacerebbe. Pur con la paura di snaturarlo. È un personaggio intriso di Firenze, nelle amicizie, nella mentalità, nel modo di guardarsi intorno. Come gli altri protagonisti di molti altri romanzi". Si parla spesso di una scuola vecchia, da ammodernare nel metodo. S’immagini docente di liceo: tre libri da far leggere ai ragazzi durante le vacanze?

"Ho amato ‘I fratelli Karamazov’ e tutta la letteratura russa dell’Ottocento ma comprendo che libri simili richiedano un certo avvicinamento per tappe. Sceglierei allora ‘Il giovane Holden’ di Salinger, ‘Chiedi alla polvere’ di Fante e infine ‘Panino al prosciutto’ di Bukowski. Tre capolavori che hanno nella scrittura una leggerezza capace di coinvolgere". Da persona che lavora con le parole, come considera le recenti evoluzioni del linguaggio, dal corsivo parlato al linguaggio di genere? "Il linguaggio dei social può condizionare il parlato. Figurarsi, io faccio l’editing persino ai miei messaggi WhatsApp… Credo che la lingua sia importante, così come leggere perché ti consente di dare un nome ai sentimenti che provi. Ti fa sentire meno solo. Un’evoluzione della lingua esiste da sempre, fin dai tempi di Dante".

linda meoni