Lo sci non riparte: stagione appesa a un filo

Gli impiantisti ora si interrogano: conviene riaprire il 15 febbraio? Saf e Val di Luce: "Dobbiamo valutare, certamente servono ristori"

Le nevicate abbondanti hanno costretto a spendere, ma gli incassi quest’anno non ci sono

Le nevicate abbondanti hanno costretto a spendere, ma gli incassi quest’anno non ci sono

Pistoia, 16 gennaio 2021 -  Riapertura il 15 febbraio, forse, per gli impianti di risalita della montagna. E gli imprenditori si arrabbiano. Ancora. "È sempre la stessa storia – afferma il presidente della Saf, Rolando Galli – Ci viene detto che non possiamo aprire fino al 15 febbraio, dopo si vedrà. In questa situazione di perenne incertezza siamo pronti a riaprire in qualsiasi momento ma le decisioni le prendono altri e noi non possiamo che rispettare quanto recitano i decreti, anche se difficili da capire. Noi tiriamo avanti con un’azienda che accumula perdite, come d’altronde tutte le altre del comparto, vedi albergatori e ristoratori". Secondo Galli "con la messa a norma che abbiamo fatto le condizioni per riaprire ci sono abbondantemente. Un imprenditore ha il dovere di essere oculato, per traghettare l’azienda al prossimo anno ed anche per riuscire a mantenere i posti di lavoro che l’impresa garantisce".  

E ora c’è il nodo del futuro: conviene riaprire il 15 febbraio? "A seconda di quali saranno le condizioni – insiste Galli – decideremo se farlo o meno. Per tenere gli impianti in sicurezza abbiamo dovuto assumere aumentando i costi senza avere incassi. Tenendo conto che riaprire il 15 febbraio potrebbe voler dire fare una stagione di 6 settimane al massimo, perché ad aprile la gente va più facilmente al mare, aspettiamo di conoscere le nuove condizioni, poi decideremo. Nel frattempo abbiamo rimesso i cannoni sparaneve perché la neve caduta basta almeno fino alla fine di aprile. Vuol dire che ci prepareremo tutti assieme per la stagione estiva. L’intero comprensorio poi farà i conti su cosa è possibile offrire ai turisti". Il presidente Saf attacca poi sui ristori: "In Germania ci sono stati, qui anche in virtù di una burocrazia inspiegabile non si capisce quale sia l’orizzonte possibile. Il governo deve decidere tra la possibilità di farci lavorare o trovare ristori adeguati".  

In Val di Luce si respira la stessa amarezza: "Aprire il 15 febbraio o meno – dice Andrea Formento – è una decisione che investe tutti perché ad avere bisogno di sostegni è l’intera Montagna e non è possibile capire se l’intero sistema reggerà. E’ l’intera comunità a dover riflettere. Noi non intendiamo mollare e speriamo in un ripensamento che ci autorizzi a tornare a lavorare, quando il Cts si sarà espresso non ci saranno più scuse per tenerci chiusi: non ci sono stati casi di contagio legati alla Montagna e noi vogliamo guadagnarci da vivere lavorando. Le famiglie sono stremate ed anche i risparmi sono stati ormai utilizzati per sopravvivere, gli imprenditori che devono pagare l’affitto non riapriranno e così viene distrutta l’economia della Montagna. Risollevarla potrebbe essere impossibile. I ristori li chiediamo per disperazione, i costi fissi, che sono più alti di quelli dei consumi, sono diventati insostenibili. Chi decide del nostro futuro non conosce i nostri problemi e dal mondo della politica non abbiamo visto praticamente nessuno".  

Andrea Nannini