Salva la vita a una bimba in arresto cardiaco: "Così i suoi occhi si sono riaperti"

Trentenne di Monsummano racconta come è riuscita a rianimare la piccola finita in una piscina. "Decisive le manovre di primo soccorso imparate anni prima: dovrebbero insegnarle a scuola"

Chiara Oretti, 30 anni di Monsummano, ha salvato la vita a una bimba piccola

Chiara Oretti, 30 anni di Monsummano, ha salvato la vita a una bimba piccola

Pistoia, 9 agosto 2022 - Ha salvato la vita a una bimba di neanche due anni a cui si era fermato il cuore, dopo un tempo imprecisato trascorso nella piscina di una villa di Prato, dove era ospite coi genitori per un matrimonio. Ma Chiara Oretti, 30 anni di Monsummano, non vuole essere definita un "angelo". Piuttosto col suo esempio vuole far capire ad altri l’importanza di seguire un corso di primo soccorso, come ha fatto lei a 18 anni alla Croce Rossa. Era il 28 maggio. Chiara, un’organizzatrice di eventi e artigiana di macramè moderno, stava dando una mano come cameriera a un matrimonio.

"Stavo sparecchiando un tavolo quando ho visto un uomo bagnato correre urlando, con in braccio un corpicino penzolante, blu e senza conoscenza. Ho capito che dovevo intervenire subito e ho detto a quell’uomo, che poi ho scoperto essere il padre della bimba, ’Io lo so fare’". Disperato, il padre le ha affidato la piccina: "L’ho sdraiata a terra e ho sentito che il cuore era fermo. Ho cominciato a praticare il massaggio cardiaco e la respirazione artificiale".

Le persone presenti le suggerivano di girare la piccola di fianco, di farla vomitare per buttare fuori l’acqua ingerita. "Lo avranno visto in qualche film, tipo Baywatch – dice Chiara –, ma io sapevo che la priorità era il cuore. Li ho zittiti urlando. Ho chiesto di chiamare i soccorsi e passarmeli al telefono".

Per 5 lunghi minuti, assistita a distanza da un soccorritore esperto, Chiara ha continuato a praticare le manovre salvavita sul corpo della piccina. Finchè ha dato cenni di vita, ha aperto gli occhi pur non essendo ancora cosciente.

"L’ho messa di fianco, tenendole il viso sulla mia mano perché sentisse una carezza morbida. La chiamavo per nome, le parlavo. Poi è arrivata l’ambulanza". Il medico ha preso in carico la bimba e si è fatto riferire da Chiara quanto avvenuto e le manovre fatte. Poi l’ambulanza è partita verso il Meyer di Firenze.

"Appena sono andati via, io sono crollata. Per una settimana sono stata in attesa di notizie. Finché la famiglia mi ha contattato per dirmi che la bimba stava bene: era fuori pericolo, nessun danno cerebrale. L’ho conosciuta e abbracciata". Chiara è orgogliosa di se stessa "e per aver voluto, tanti anni fa, fare quel corso che è tornato utile". Spera che la sua storia sia un esempio che inviti altri a fare altrettanto: "Il primo soccorso andrebbe insegnato a scuola. Tutti dobbiamo sapere cosa fare e come farlo. La vita può trasformarsi in morte da un momento all’altro. Intervenire in tempo è fondamentale".