Economia e coronavirus, crisi e paure. "Ripartire così? E’ impossibile"

Conf commercio contro la Regione: "Troppi vincoli per le aziende, impugneremo la delibera"

Economia e virus

Economia e virus

Pistoia, 20 aprile 2020 - «Se queste sono le procedure con le quali affrontiamo la ’fase 2’, la ripartenza diventa impossibile". È decisa Confcommercio Pistoia e Prato nel commentare la recente ordinanza regionale. Ieri mattina si è tenuta una giunta dell’associazione per valutare il provvedimento che ridetermina le modalità con cui gli esercizi commerciali in attività possono operare fino al 4 maggio.

Giunta che ha deciso di affidare a un legale la verifica dell’ordinanza e la presenza di elementi formali che ne determinino l’impugnazione. Fra le varie disposizioni contenute emergono l’aumento della distanza interpersonale di un metro e 80 centimetri fra lavoratori e fra clienti all’interno delle attività, la responsabilità per i datori di lavoro di verificare che i propri dipendenti non presentino sintomi collegabili al virus, la gestione di sempre più operazioni di sanificazione a carico della singola impresa.

«È incomprensibile – spiegano da Confcommercio – l’atteggiamento della Regione che invece di sostenere la ripresa, continua ad aggravare la situazione degli imprenditori di regole e oneri in eccesso. Soprattutto non ha senso che si prevedano da ora in poi regole più dure rispetto a quelle applicate dalle disposizioni nazionali per tutte le aziende rimaste fin da subito in attività anche nelle prime settimane d’emergenza, pur in assenza di un oggettivo aggravamento della situazione sanitaria che, seppur seria, è comunque in miglioramento. Fra queste, la misura minima di distanziamento sociale di un metro che in Toscana diventa di 1,80 m. Le imprese hanno bisogno di aprire e di operare riducendo sì al minimo i rischi, ma con condizioni di fattibilità che a oggi non vengono prese in considerazione. A testimoniare tale evidenza è la scelta di numerose librerie e negozi di abbigliamento per bambini che non hanno riaperto nonostante il Dpcm del 10 aprile lo consentisse. Il motivo è l’impossibilità di operare coniugando simili direttive regionali e, allo stesso tempo, in assenza di reali aiuti che sostengano gli esercizi nell’affrontare gli oneri che gli sono chiesti. Il tempo ci rema contro, è urgente rimettere in moto l’economia del nostro territorio".