Quasi un terzo dei cittadini è rimasto a casa

L’affluenza in provincia si è fermata al 69%. I comuni dove si è votato di più sono quelli del Montalbano, Larciano e Lamporecchio

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di Gabriele Galligani

Il primo partito è ancora quello del non voto. Oltre il trenta per cento dei cittadini non è andato a votare. E sono sempre di più. Nel 2018 erano stati meno di un quarto. Ieri, in tutta la provincia sono andati alle urne meno del 70% degli elettori. Esattamente il 69, 07. Un dato che mette il nostro territorio nella seconda fascia. Mentre solo un decennio fa Pistoia e provincia era ai primi posti nella Regione. Eppure la giornata si era aperta con un dato che sembrava in controtendenza con le previsioni della vigilia. A mezzogiorno aveva vottao il 21,48% contro 20,41% di quattro anni fa. Già alle 19 però è iniziato il calo. La percentuale infatti aveva già imboccato la strada in discesa: 56,77% contro il 61,93%. Affluenza che è calata ancora col passare delle ore.

Il calo è generalizzato in ognuno dei venti comuni della provincia. Soltanto cinque quelli che sono andati a un’affluenza oltre il 70%. Il primato, come nel 2018, spetta a Larciano. Però la differenza è consistente. Quattro anni fa aveva votato il 79,62% degli aventi diritto. Ieri l’affluenza è stata del 72,43. Una differenza quindi del sette per cento. A confermare la sempre alta partecipazione del Montalbano c’è il secondo posto di Lamporecchio con il 71,81%. Al di là del Serravalle invece il comune con la maggiore affluenza è Montale con il 71,55%. Sopra il 70 anche Massa e Cozzile (70,29%), Agliana (70,04%). Per quanto riguarda i centri maggiori, Pistoia è scesa di poco sotto la soglia del 70, fermandosi al 69,83%, poco meno a Quarrata, mentre Montecatini Terme è arrivata al 67. Ancora più bassi Pescia e Monsummano con il 66%.

Il comune dove si è votato meno è stato quello di Samuca Pistoiese con il 61,05%.

Tra i primi a commentare l’ennesimo calo di affluenza Alessandro lumi, assessore al bilancio del comune di Montecatini Terme: "Se non si torna alle preferenze, rimandando chi vuole essere eletto a confrontarsi, guardando in faccia gli elettori dei rispettivi collegi e guadagnarsi i voti con argomenti e credibilità, senza listini bloccati stilati con giochi di partito e candidati sconosciuti calati dall’alto, lo scollamento tra politica e paese sarà sempre più ampio".