Quando Calamecca si trasferì in America

Inaugurata la mostra che racconta il viaggio degli abitanti del borgo verso gli Stati Uniti fra il 1897 e il 1956. Con numeri sorprendenti

Vivere di carbone, di miniera o di legname, in molti casi forse più "sopravvivere", quando per non soccombere alla miseria insegui un sogno, per impossibile che sembri. E il sogno per molti anche qui ha avuto le sembianze di un Paese lontano, l’America: a lasciare tra il 1897 e il 1956 Calamecca, una manciata di case che oggi diventano un villaggio arroccato in quota più che un paese, furono più di 400 persone, "ma è legittimo pensare che questo numero possa essere più che approssimativo e incompleto". La raffinata ricerca porta la firma di Stefano Crescioli, 70 anni, fiorentino col pallino per Calamecca, odontotecnico in pensione, diventata oggi una mostra dal titolo "Un sogno fra due sponde" appena inaugurata nei locali della pro loco del borgo e visitabile ogni sabato e domenica di agosto dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 (ingresso libero).

"Ho inaugurato questa ricerca per pura curiosità a partire da un fatto e cioè che mia moglie è figlia di emigrati in Francia, con parenti in America – spiega Crescioli –. Ho voluto indagare con che nave quei lontani parenti fossero partiti allora e così è nata questa piccola ‘caccia al tesoro’ che ha riguardato tutti gli abitanti del borgo". L’indagine dunque ha scandagliato a fondo gli archivi del museo di Ellis Island situato nella baia di New York e dedicato all’immigrazione, autentico scrigno di storie di sogno e sopravvivenza condivise da oltre dodici milioni d’immigrati provenienti da tutte le parti del mondo: analizzando i nomi, i cognomi, le età, la destinazione, il nome della nave, il mestiere dichiarato e porto di partenza e d’arrivo Crescioli è riuscito a rintracciare 425 calamecchini fuggiti negli States rincorrendo un sogno, un numero enorme se si pensa alle poche decine di uomini e donne che oggi popolano il borgo.

"Avevo le date di nascita delle persone e scremando un po’ sono arrivato a identificarli – spiega l’appassionato ricercatore –. La mostra che siamo riusciti a comporre si articola in una prima parte dedicata ai manifesti delle compagnie di navigazione, poi ai porti di partenza, poi alla descrizione di tutte le navi sulle quali i calamecchini si sono imbarcati, circa 75. Il primo calamecchino a salpare per l’America lo fece nel 1897. In un giorno è emerso persino che ne partirono insieme 17". Un tecnico con la passione per gli archivi, ma soprattutto per questo minuscolo fazzoletto di territorio (dove il padre comprò casa nel 1967 e che da allora è diventato buen retiro per Crescioli, che qui pure ha conosciuto la moglie) al quale ha dedicato molto del suo impegno e del suo tempo libero: "Per quindici anni ho fatto ricerche d’archivio per puro diletto – spiega –. Tempo fa ho persino ricostruito l’albero genealogico di tutti gli abitanti, regalando a ciascuno una copia di questa ricerca. Per alcuni sono riuscito a riavvolgere il nastro fino al 1500". Fiorentino sì, eppure più calamecchino di altri, Crescioli sa tutto di questo popolo: "La caratteristica condivisa di questa gente è lo spirito di adattamento. Molti si sono trasferiti in cerca di fortuna, chi in Maremma, chi in Corsica, chi in Belgio, chi in Francia, tutti accomunati da questa volontà profonda di adeguarsi al mestiere e alla vita pur di sopravvivere".

linda meoni