Acque inquinate: nuovo allarme

A Pistoia le acque contaminate sarebbero a monte dell’Ombrone e nel territorio di Quarrata

Il comitato San Rocco lancia un nuovo allarme sull'ombrine (Foto Castellani)

Il comitato San Rocco lancia un nuovo allarme sull'ombrine (Foto Castellani)

Pistoia, 11 maggio 2016 - L'allarme questa volta arriva dall’Ispra (istituto superiore per la tutela e ricerca ambientale). In Toscana è emergenza per l’inquinamento delle acque da pesticidi. E la provincia di Pistoia non è estranea a questi dati. Secondo i dati il coktail di veleno è aumentato rispetto al biennio precedente del 20 per cento. A Pistoia le acque contaminate sarebbero a monte dell’Ombrone e nel territorio di Quarrata.

 

Non solo, contaminazioni ci sarebbero anche nel bacino della Giudea per quel che riguarda le acque di superficie. E proprio ieri a rilanciare i «pericolosi» dati è stato il consigliere regionale Roberto Salvini. «Studi approfonditi del Cnr hanno fatto emergere superamenti dei limiti consentiti per svariate sostanze. Per tale motivo – spiega in una nota – avevo predisposto un’apposita mozione in cui facevo un richiamo serrato alla Giunta regionale. Ormai da troppo tempo, purtroppo leggiamo di dati alterati sulla salute dei nostri corregionali e quindi riteniamo che chi di dovere debba attivarsi rapidamente per rassicurare su una problematica che, a nostro avviso, non è stata affrontata con la giusta determinazione».

 

Per Salvini «i dati resi noti dall’Ispra confermano, purtroppo, quanto da noi, già a febbraio, evidenziato: ovvero che cresce, in modo considerevole, la presenza di pesticidi» nelle acque, «e come afferma testualmente l’ente ‘la contaminazione è sottostimata e probabilmente in fase crescentè». A Pistoia la lotta contro i pesticidi viene portata avanti da anni dal comitato dei residenti di San Rocco che racchiude famiglie che convivono con la presenza di vivai intorno alla propria casa. «Case spesso assediate che ogni giorno ricevono trattamenti su trattamenti di pesticidi, senza rispetto di distanze, senza osservanza del principio di precauzione», avevano scritto poche settimane fa in una nota pubblica.

 

«Non possiamo uscire dalle case per 48 ore – continuano i rappresentanti del comitato – siamo sempre lì a respirare i fitofarmaci a norma di legge, dimenticati dalle istituzioni. Ricordiamo che le abitazioni quasi sempre preesistevano ai vivai e che questi ultimi sono stati realizzati spesso in zone che ne precludevano l’ubicazione. Se non sono bastate le 3.700 firme ricorreremo ad altri sostegni, ad altri mezzi, non daremo tregua a chi ci vuole ammalare e togliere il diritto di vivere serenamente in famiglia, informeremo con ogni mezzo la popolazione a quali rischi siamo esposti tutti quanti».