Quota 100, migliaia di uscite a Pistoia

Le previsioni di Condinfudustria. Calzaturiero e tessile i settori che rischiano una crisi di manodopera

Daniele Matteini (foto Luca Castellani)

Daniele Matteini (foto Luca Castellani)

Pistoia, 10 dicembre 2018 - Potrebbero essere migliaia i dipendenti delle aziende della nostra provincia ad accedere al pensionamento fin dalle prime finestre disponibili con la quota 100. Se, da una parte, i futuri pensionati iniziano già a tirare il fiato e prepararsi al meritato riposo, dal lato del datore di lavoro le decisioni del governo sono attese con qualche preoccupazione per il «vuoto» che potrebbero improvvisamente causare in azienda. «Che almeno si facciano conoscere quanto prima modalità e tempi dei pensionamenti, in modo da organizzare i turn over», s’invoca da Confindustria.

Secondo quanto detto finora, con la riforma della legge Fornero, dal 2019 potrebbe essere possibile andare in pensione anticipata avendo almeno 62 anni di età e 38 di contributi: i lavoratori del settore privato che matureranno i requisiti entro il dicembre di quest’anno potranno uscire dal primo aprile 2019, gli altri nei mesi successivi. Criteri che potrebbero avere un effetto rilevante anche per le aziende locali. Secondo elaborazioni Confindustria su dati Inps, fra Pistoia, Lucca e Prato, i lavoratori di manifattura e industria di età compresa fra i 60 e 64 anni sono infatti circa 9mila e 265, gli over 65 sono 2mila e 897, mentre i dipendenti compresi fra i 55 e i 59 anni sono oltre 21mila e 300.

«Dati che parlano da soli», secondo il vicepresidente Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini. Secondo le previsioni degli industriali l’impatto più forte potrebbe toccare al calzaturiero, con circa il 22% (considerando anche la fascia 55-59) dei dipendenti pronto per la pensione. Soltanto di poco diversa la situazione del tessile, dove la stessa percentuale ammonta al 19. «Si tratta di numeri significativi – continua Matteini – ed è per questo che la nostra associazione ha già iniziato processi di formazione per poter attingere da un bacino di persone formato. Tuttavia, lo sforzo potrebbe non essere sufficiente, proprio a causa degli alti numeri dei pensionamenti». A preoccupare in modo particolare è però l’incertezza sui parametri e sui tempi, che ancora non consentono agli imprenditori di calcolare quanti dipendenti aderiranno alla «quota 100» su base volontaria. Difficile, sempre secondo l’associazione degli industriali, ipotizzare che il pensionamento «di massa» possa rappresentare un modo per «alleggerire» le imprese, consentendo iniezioni di forza lavoro fresca.

«Certo, se la ripresa che s’iniziava a vedere si dovesse fermare, i pensionamenti sarebbero l’ideale. Diverso, però, se servisse forza lavoro nel breve periodo». Impatto più ridotto è prevedibile per il settore dei servizi avanzati dove nuova manodopera formata è più facilmente reperibile. Ma soprattutto per figure come tecnici e periti, particolarmente richiesti dalle aziende locali, «il problema - conclude il vicepresidente Confindustria - sarebbe forte'.