Papini e la nobilissima arte di fare il maniscalco

Montalese, 42 anni, porta avanti questo lavoro da quando ne aveva 13: "Mestiere difficile"

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di Giacomo Bini

Paolo Papini, 42 anni, fa il maniscalco da quando ne aveva tredici, pratica un mestiere antico, quello di ferrare i cavalli, che anche oggi è molto richiesto. Paolo lavora a chiamata e ogni giorno interviene con i suoi attrezzi in un posto diverso, da Castiglion de’Pepoli a Galciana, dalla montagna pistoiese alla valle del Bisenzio. Paolo il maniscalco ferra soprattutto i cavalli, ma anche i muli, che sono sempre più utilizzati per il trasporto di legname nei boschi e non disdegna neanche di tagliare le unghie alle mucche. A Montale ha la sede nella sua officina di fabbro, dal nome evocativo "Ferro e fuoco", dove con la forgia e gli strumenti tradizionali costruisce anche manufatti artistici e realizza gli stessi attrezzi che gli servono per le ferrature. E’ di sua ideazione anche il carrello cingolato che utilizza per le frequenti trasferte di lavoro per potersi muovere su qualsiasi terreno e portare anche nei luoghi più remoti tutti gli strumenti utili al lavoro. Quando gli capita di ferrare un cavallo a Montale, davanti all’officina, si forma sempre un capannello di curiosi. Sigaro in bocca, un po’ acceso e un po’ spento, gambali di cuoio, posizione classica con la zampa del cavallo tra le gambe, Paolo manovra con tenaglie, lima, chiodi e martello con una maestria impressionante. "E’ un mestiere difficile – spiega – perché ogni cavallo ha la sua andatura, il suo modo di camminare e il ferro è fondamentale per la sua salute, infatti la maggior parte dei cavalli che si azzoppano è a causa dei ferri che gli sono stati messi". Paolo ha imparato così come una volta si imparavano tutti i mestieri artigianali, con l’apprendistato. "Ero un ragazzino di 13 anni – racconta – e ho iniziato a lavorare con un vecchio maniscalco, da allora non ho più smesso. Per imparare bene occorrono circa tre anni di pratica, è un lavoro che non si improvvisa. Finora non mi è capitato di trovare giovani interessati ad imparare il mestiere". Eppure la richiesta ci sarebbe perché il trasporto coi muli è considerato indispensabile per rispettare gli stretti sentieri nei boschi e un cavallo ha bisogno di essere ferrato circa ogni 40 giorni, per evitare che si danneggino le sue preziose zampe. Viene in mente, vedendo la cura con cui Paolo lavora, una famosa filastrocca inglese (For want a nail) che racconta come per la mancanza di un chiodo si azzoppò un cavallo e questo provocò la caduta del cavaliere e dunque la perdita della battaglia e del Regno. Ma quel cavallo della filastrocca non era stato ferrato da Paolo Papini, altrimenti la battaglia sarebbe stata vinta e il regno sarebbe al sicuro.