È stimato che in Italia siano circa 2000 gli ‘orfani speciali’, secondo la definizione di Anna Costanza Baldry, autrice della prima ricerca sul fenomeno. Si tratta di bambini e ragazzi orfani due volte, perché da un momento all’altro si ritrovano senza madre e anche senza padre o perché detenuto o perché suicida. Secondo alcune indagini, gli orfani hanno spesso assistito alle violenze sulla madre e in molti casi erano presenti durante l’omicidio. Vittime essi stessi di violenza, questi orfani sono in genere affidati alla famiglia materna o, in alternativa, ai servizi sociali. Il nostro Paese con la legge n. 4 dell’11 gennaio 2018 ha per la prima volta introdotto importanti tutele a favore degli orfani di femminicidio, in particolare l’accesso alla difesa gratuita, l’assistenza medico-psicologica, la sospensione per l’omicida della pensione di reversibilità e del diritto all’eredità, la possibilità per l’orfano di modificare il proprio cognome, oltre all’aumento della pena in ergastolo, per l’omicida stesso. Inoltre, è previsto un sussidio di 300 euro mensili alla famiglia affidataria. Ciononostante resta ancora molto da fare per far uscire dal cono d’ombra questi ragazzi. Numerosi i progetti che offrono loro un concreto aiuto, come Airone e Re.s.p.i.r.o., ma ciò che manca è una vera e propria cultura del fenomeno.