Aggressione sul posto di lavoro. "Mi ha aspettato per colpirmi col coltello"

Il racconto dal letto dell'ospedale dell'operaio aggredito. "E' stato un agguato premeditato"

Una foto dell'ospedale (d'archivio)

Una foto dell'ospedale (d'archivio)

Pistoia, 21 novembre 2018 - «Un agguato premeditato, studiato con attenzione. Ha covato la rabbia per giorni, per tutto il weekend, e il lunedì mi ha aspettato per colpirmi. La lama del coltello è entrata per dieci centimetri, all’altezza della mia ascella e se sono vivo è perché non ha toccato il cuore né il polmone». Fiorenzo Boccardi, 40 anni, pistoiese, racconta il terribile agguato di cui è rimasto vittima, lunedì mattina, all’interno dello stabilimento Hitachi di via Ciliegiole, dove lui era al lavoro come saldatore montatore, dipendente della ditta Campanella costruzioni meccaniche, azienda fornitrice della stessa Hitachi.

A colpirlo, molto probabilmente con un coltello, come lui stesso ci racconta dal letto del reparto di chirurgia dell’ospedale San Jacopo, è stato il collega di lavoro, R. F. M., 30 anni, di Serravalle Pistoiese, che si è poi dato alla fuga: l’uomo è tuttora ricercato dai carabinieri di Pistoia. «Lo conosco da quattro anni e mezzo – spiega la vittima – da quando entrambi lavoriamo come saldatori per la stessa ditta. Una cosa del genere però non me la sarei mai aspettata. Venerdì mattina (tre giorni prima dell’aggressione, ndr), abbiamo avuto il primo contrasto, per futili motivi di organizzazione del lavoro e delle reciproche mansioni. Mi sono subito rivolto al mio capo, e gli ho chiesto di allontanarci, perché non volevo avere problemi. Lui mi ha assicurato che ci avrebbe mantenuto divisi e così è stato per quel giorno».

Ma il lunedì mattina, al suo arrivo al lavoro, si è ritrovato il collega davanti. «Non c’è stato nemmeno il tempo di parlare. Io sono arrivato e mi sono messo al lavoro. Ero nella ‘cassa batteria’ di una delle carrozze in costruzione. Si tratta di un piccolo vano, all’interno del treno, che contiene materiale elettronico. Lui mi ha affrontato immediatamente. Mi ha detto: ‘Ma io e te non ci si doveva vedere fuori venerdì?’. Io allora mi sono aggrappato alle porte del vano per uscire. Ed è stato in quel momento che mi ha colpito. All’inizio non ho sentito il dolore acuto, ma ho visto il sangue che mi copriva la maglia. Ho chiesto aiuto agli altri operai, mentre lui è scappato».

Secondo l'uomo, l’agguato sarebbe stato pianificato. «Ci ha pensato e mi ha aspettato, sapendo che saremmo stati soli nel reparto: gli altri nostri colleghi entrano alle 8, mentre gli operai dell’Hitachi sono nelle carrozze ma c’è sempre tanto rumore e nessuno, infatti, ha sentito niente. Sono stato fortunato, perché sono riuscito a chiedere aiuto, prima di sedermi senza forze: il coltello ha raggiunto un’arteria, come mi hanno detto i medici. Ho subìto un’operazione di tre ore e ho passato la notte con i calmanti. Ma poteva andarmi peggio».