"Non siamo essenziali? Nessun lavoro è inutile"

Duecento persone in piazza del Duomo ieri pomeriggio per la protesta pacifica contro l’ultimo decreto del Governo: rappresentati locali e altre attività

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"Per il Governo noi siamo i non ‘essenziali’, i superflui e quindi anche sacrificabili". A parlare è Michela Ricciarelli, che collabora nel ristorante del marito il Pollo D’Oro dal 1962, scesa in piazza durante il sit-in di ieri sera in piazza Duomo per dire ‘no’ alle chiusure imposte dall’ultimo Dpcm Conte. Una manifestazione pacifica, ordinata e molto partecipata che ha visto la presenza di circa 200 persone. Tutte con indosso la mascherina e rigorosamente distanziate tra loro. Al collo Michela ha il tesserino da guida turistica: "Sono stata beffata due volte. Il turismo è stato colpito duramente e parlo a nome anche di tutte le mie colleghe. Stasera indosso una mascherina con ‘L’urlo’ di Munch, non quella tricolore, perché non mi sento rappresentata da questo Stato".

E alle parole ‘nessun lavoro è inutile’ scatta l’applauso dei manifestanti. "Nei ristoranti non somministriamo solo cibo, il cibo è cultura, soprattutto nel nostro paese e nella nostra regione. Ci prendiamo cura dei nostri clienti, offriamo un servizio. Sentirsi dire dal Governo che non si è indispensabili è doloroso", conclude Michela.

Tanti i giovani presenti tra le fila dei manifestanti e tra loro anche un ragazzo che ha preso la parola. "Da quattro anni faccio l’istruttore di nuoto – dice Lorenzo Berti, 24enne che lavora all’H2 Sport – e ho la sfortuna di amare il mio lavoro, che ora non posso più svolgere. Anche mio padre lavora in piscina. Non abbiamo sicurezze per il domani perché ripartire dopo queste chiusure è davvero difficile. Nella settimana di ultimatum dato dal premier Conte alle palestre, prima della chiusura definitiva quindi, i Nas hanno effettuato 200 controlli nelle piscine. Per più di due ore le piscine del Paese sono state passate al setaccio, compresa la nostra, e in nessuna piscina sono state trovate tracce del virus".

Tiziano Reni è proprietario di un bar insieme alla moglie: "E’ l’unica fonte di reddito della mia famiglia. Siamo praticamente a terra. Però non ci possono dire di stare in casa e appendere gli arcobaleni alle finestre. C’è chi ci dice che noi non abbiamo rispetto di chi sta male e di chi muore. Ma io penso che si debba in qualche modo riuscire a convivere con il virus. Perché se stiamo tutti in casa io non posso sfamare mio figlio di sei anni". Anche chi gestisce palestre e spazi danza è profondamente amareggiato. "Nell’ultima settimana prima dello stop delle nostre attività ci siamo subito attivati, con sacrificio, per essere al passo con il nuovo protocollo. Abbiamo fatto investimenti su investimenti, sanificazioni su sanificazioni, e poi neanche il tempo di iniziare a lavorare secondo il nuovo protocollo che ci hanno fatto chiudere", sottolinea Roberta, che gestisce uno spazio sportivo al Nespolo.

"Mi sto confrontando con sindaci di centrodestra e di centrosinistra – è intervenuto il sindaco Tomasi – e tutti hanno perplessità su questo ultimo decreto. Il nostro auspicio è che il Governo si ricreda sulla chiusura alle 18 dei locali e sulla sospensione di altre attività. Penso in particolare ai piccoli bar e ristoranti di montagna e collina, che sono dei presidi importanti della popolazione, farò presente tutto questo al governatore Giani".

Samantha Ferri