Tentò di uccidere la sua ex nel bosco: condannato a 13 anni e 6 mesi

La Corte d'Appello ha condannato Emanuele Nelli a 13 anni e 6 mesi. Prima aveva inseguito la donna in auto, poi l'aveva aggredita ferocemente

Il pm Claudio Curreli

Il pm Claudio Curreli

Pistoia, 11 aprile 2018 - PRIMA l’inseguimento in macchina e poi la feroce aggressione nei boschi di Momigno, trenta coltellate alla ex compagna e madre di suo figlio che lo aveva lasciato. Per quell’agguato, avvenuto la sera del 9 ottobre 2015, dal quale la vittima, Kelly Bonacchi, allora 23enne, si salvò grazie all’intervento della madre, il Tribunale di Pistoia, giudice Maria Elena Mele, un anno fa, aveva condannato Emanuele Nelli, 36 anni, autista di Lamporecchio, al massimo della pena prevista secondo il rito abbreviato (che consente la riduzione di un terzo su una base di 24 anni): sedici anni di reclusione, un anno in più, quindi, rispetto alla richiesta del pm, Claudio Curreli.

Ieri è arrivata la sentenza della Corte di Appello, che ha rideterminato la pena a 13 anni e 6 mesi, ritenendo uniti dal vincolo della continuazione tutti i reati di cui Nelli era accusato, ovvero il tentato omicidio (dell’ex compagna), le lesioni aggravate (al ragazzo minorenne che intervenne quella notte in soccorso di Kelly), il porto ingiustificato di arma da taglio, oltre alla violazione degli obblighi di assistenza familiare, lo stalking e l’appropriazione indebita e rapina (del cellulare) alla ex compagna.

Ora bisognerà attendere le motivazioni, per comprendere il peso di questa nuova condanna. Soddisfatto l’avvocato di parte civile, Alberto Russo, che rappresenta la vittima, Kelly Bonacchi.

 

«In sostanza, tutti i motivi dell’appello sono stati respinti. I giudici – ma attendiamo di leggere le motivazioni – non hanno evidentemente ritenuto sussistente la incapacità di intendere e volere del Nelli».

 

La difesa, avvocati Fausto Malucchi e Elena Baldi, avevano posto l’attenzione anche su un altro aspetto di quella tragica notte, il fatto, cioè, che Emanuele Nelli, a un certo punto, avesse desistito dal continuare la sua aggressione, così decidendo volontariamente, secondo la ricostruzone della difesa, di salvare la vita alla sua ex compagna.

 

Un gesto che, secondo i legali di Nelli, sarebbe potuto essere considerato come «desistenza volontaria o recesso attivo», in favore di una rideterminazione della pena. «Faremo ricorso per Cassazione – spiegano gli avvocati Malucchi e Baldi – ci sono molti aspetti da noi sollevati che non hanno avuto risposta». Secondo il Tribunale di Pistoia, invece, quella notte Nelli aveva l’intenzione di uccidere l’ex compagna: la sua furia fu interrotta dalle grida della mamma della vittima che, avvisata dalla figlia con il cellulare, era subito intervenuta.