
Carabinieri (Foto di repertorio)
Pistoia, 30 ottobre 2023 – Il corpo del giovane, 20 anni, venne trovato nella soffitta della sua abitazione privo di vita, per un gesto estremo che inequivocabilmente aveva compiuto da solo quel maledetto giorno di inizio 2018. Erano stati i suoi familiari a trovarlo e a chiamare i soccorsi. Purtroppo ormai era troppo tardi per salvare quel ragazzo "gentile e buono". I carabinieri si occuparono delle indagini, e la salma venne restituita alla famiglia per il funerale dopo circa una settimana. Tutta la comunità si strinse attorno ai parenti e una grande folla partecipò all’ultimo saluto. Il padre, che al momento si trovava in carcere, ebbe il permesso di partecipare alle esequie del figlio accompagnato da due agenti. Proprio quel padre per il quale, qualche settimana fa, la procura della Repubblica di Pistoia ha chiesto il rinvio a giudizio. Atroce e incredibile l’accusa ipotizzata: il 50enne è imputato del reato di istigazione al suicidio.
Un caso doloroso che si riapre inaspettatamente a quasi sei anni di distanza. Secondo l’accusa, da quanto appreso e ora in corso di accertamento, il giovane "sarebbe stato convinto di essere il figlio di Satana e che il sacrificio della sua esistenza lo avrebbe condotto verso l’immortalità", come ha rilanciato ieri l’Ansa. Il gip, nelle scorse settimane, ha ritenuto, infatti, che vi fossero gravi indizi sul fatto che il genitore – che qualche giorno prima del gesto estremo avrebbe avuto un incontro e un colloquio in carcere con il ’suo’ ragazzo – sarebbe stato "consapevole degli intenti del figlio e che avrebbe contribuito al rafforzamento di questa volontà" o addirittura, secondo un’ipotesi però ancora tutta da verificare, "avrebbe contribuito all’ideazione stessa del suicidio".
Atto compiuto in un luogo non casuale ovvero la soffitta dove in passato "sarebbero state organizzate pratiche occulte".
I carabinieri si erano subito concentrati sul caso, insospettiti dal messaggio d’addio ritrovato accanto al corpo. Il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, dopo una lunga attività, nella primavera scorsa finì però con l’avanzare la richiesta di archiviazione per prove insufficienti. Ad agosto, il colpo di scena con il giudice delle indagini preliminari che ha respinto la richiesta del pubblico ministero, invitandolo a formulare il capo d’imputazione e a depositare la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di induzione al suicidio. Un mese fa, quindi, la svolta con l’imputazione coatta.