Pistoia, 10 agosto 2018 - «Che erano ragazzi molto giovani lo sapevo, li avevo già visti altre volte aggirarsi qui intorno. Cosa penso? Che è assurdo e che non può essere solo una goliardata. Altre volte ci hanno insultati passando con la bicicletta, è stato intenzionale, c’era l’intenzione di prendersela con me, con noi del centro».
Buba Ceesay, il 24enne gambiano ospite della parrocchia di Vicofaro, aggredito la scorsa settimana in via Donati a colpi di scacciacani, ha saputo subito che la polizia aveva rintracciato gli autori di quel gesto (due ragazzini di 13 anni) che ha creato confusione tra i migranti del quartiere. Ieri mattina ne parlava con i suoi compagni al centro di accoglienza tra un tiro e l’altro al pallone. Il giovane si dice però disposto ai incontrare i due ragazzini anzi vorrebbe proprio farlo per raccontare loro la sua storia, i motivi che lo hanno spinto a venire in Italia. «Mi piacerebbe parlarci, incontrarli – ci dice –. Forse non conoscono la nostra storia, gliela racconterei volentieri. Magari non ora, forse tra qualche tempo quando le acque si saranno calmate, per adesso la polizia ci ha detto di restare fuori da tutta questa storia».
IL VIDEO IN CUI PARLA IL VICEQUESTORE DI PISTOIA
Parla ancora di clima preoccupante don Massimo Biancalani. L’ho saputo, sono stati due ragazzini, poco più che bambini, e per loro ci sono tutte le attenuanti. Ma bisogna riflettere su un certo tipo di messaggio, xenofobo, razzista, che è passato coinvolgendo gli strati più popolari della società, arrivando a condizionare le coscienze dei giovanissimi – spiega il parroco –. Magari sono anche stati bambini che hanno frequentato il catechismo qui e allora sono la prima persona a dovermi interrogare sull’educazione, sulla cultura che stiamo trasmettendo alle nuove generazioni. Sento anch’io una responsabilità sul piano educativo».
IL VIDEO IN CUI PARLA DON BIANCALANI
Don Massimo è pronto, anche lui, a incontrare i ragazzini insieme alle loro famiglie. «Il perdono va chiesto e sicuramente concesso – spiega –. Per come sono fatto io vorrei conoscerli, vorrei capire il contesto da cui vengono e capire perché si è arrivati a questo punto. Non voglio addossare la responsabilità alle famiglie: dobbiamo interrogarci tutti sul gesto compiuto da questi giovanissimi».