"Mia figlia voleva solo costruirsi un futuro Adesso dobbiamo pensare al suo bambino"

La mamma dell’operaia morta in fabbrica: "Era una ragazza solare, come appariva anche nelle foto. Le era piaciuto fare il film"

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"Ora il nostro primo pensiero è per il suo il bambino, al quale non faremo mancare nulla, anche se non avrà l’essenziale: l’amore della sua sua mamma". È affranta dal dolore, Emma Marrazzo, la mamma di Luana D’Orazio, la 22enne morta lunedì mattina in un incidente sul lavoro in un’azienda tessile di Oste di Montemurlo, dopo essere finita dentro l’ingranaggio dell’orditoio, la macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che costituisce la trama del tessuto.

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Emma esce dalla casa di Le Querci, la piccola frazione sulla via Pratese tra i comuni di Agliana e Pistoia, dove viveva insieme alla figlia. Va incontro ai giornalisti che l’attendono davanti al cancello della villetta, perché vuole che tutti sappiano com’era sua figlia. "Era bella, buona e umile – racconta la mamma, tra le lacrime –, era una ragazza solare, come si vede dalle foto che ha pubblicato su Facebook. Non litigava con nessuno. Era contenta del lavoro che svolgeva, anche se a volte tutti i lavori possono pesare, anche i più leggeri. Però a lei piaceva lavorare e amava il suo bimbo splendido".

"La tragedia è grande, non solo per me, ma anche per la titolare della ditta, che si chiama Luana, come mia figlia. È distrutta anche lei, poverina. La datrice di lavoro di Luana D’Orazio – ha proseguito Emma Marrazzo – non sa cosa sia successo, anche lei lavora alle macchine, non è una che sta a spasso, si dà da fare, anche lei non si capacita dell’accaduto. Proprio in questi giorni aveva assunto un ragazzino per stare vicino a mia figlia, per darle una mano, lo aveva assunto come altro dipendente. Nella ditta c’era un caporeparto e c’era un altro dipendente, Luana non era sola a lavorare".

Il primo pensiero ora è per il nipotino. "Non gli faremo mancare nulla – ripete Emma –. È un bambino di cinque anni e mezzo, ma è molto intelligente. Non mi ha chiesto niente, ma qualcosa ha capito... Ha visto purtroppo solo quei poverini che hanno avuto il brutto obbligo di venirmi a dire cos’era successo, i carabinieri di Pistoia. Non sapevano neppure loro come fare a dirmelo, ma gli è toccato farlo". Un compito ingrato, lacerante. "Mia figlia – riprende la donna – aveva studiato all’istituto professionale Einaudi di Pistoia, però al terzo anno ha interrotto, poi è nato il bimbo, era ragazza madre, e ha voluto lavorare". E proprio al lavoro è successo l’irreparabile. "Tragedie come questa – è l’appello che Emma ha voluto lanciare – non devono più accadere, sul lavoro non devono morire né ventenni, né trentenni, né più anziani, sono tutte vite umane".

Emma non se la prende con la titolare dell’azienda, anzi, ribadisce che "neppure lei riesce a spiegarsi come sia potuto succedere". "Luana era una ragazza splendida, solare, sempre sorridente ed era contentissima di aver fatto la comparsa in un film di Pieraccioni – spiega ancora la madre Emma –, era stata contattata tramite una nostra amica, aveva fatto il casting ed era stata presa, come comparsa al film “Se son rose“ (del 2018, diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni, ndr). Credo che le sarebbe piaciuto lavorare in quell’ambiente e magari diventare anche famosa. Ma non così". Luana era fidanzata da due anni. "Il suo ragazzo e suoi suoceri erano innamorati di lei, dicevano tutti che erano una coppia perfetta". Tante le persone, i conoscenti, gli amici di Luana, che ieri hanno fatto visita alla famiglia per manifestare il loro affetto e per testimoniare lo sconforto che ha colpito anche loro. Nella frazione la ragazza era molto conosciuta e tutti le volevano bene, e adesso sono rattristati e sconvolti per questa tragedia. "In giornata (ieri per chi legge, ndr), arriveranno anche le mie sorelle, almeno siamo in tanti, vengono dalla Calabria. Mi faranno un po’ di coraggio", conclude la mamma di Luana.