
Tribunale (foto d'archivio)
Pistoia, 6 novembre 2015 - Maltrattamenti abituali e continui, fisici e psicologici, in un clima di terrore in cui erano stati gettati i bambini e che si sono protratti fino all’ultimo mese di attività dell’asilo nido «Gatto parlante» di Agliana, ovvero nel 2011, quando il sindaco Eleanna Ciampolini lo chiuse. Una vicenda drammatica che è riaffiorata nella dettagliata, durissima requisitoria del pubblico ministero Claudio Curreli che ieri mattina ha chiesto al giudice monocratico Luca Gaspari la condanna per maltrattamenti su minori di tutte e quattro le educatrici imputate in questo processo. Per Cinzia Pettini, 52 anni, di Serravalle, Stefania Briganti, 30 anni, di Agliana, Caterina Tibo, 30 anni, di Montale e Alice Cannas, 30 anni, di Vernio, il pm ha chiesto due e sei mesi di reclusione e, in ipotesi, qualora il giudice ritenesse di derubricare il reato in abuso di mezzi di correzione, a 9 mesi di reclusione per tutte e quattro le imputate. Il processo ha richiesto due anni di udienze e tanti sono stati i testimoni in aula per ricostruire una vicenda che era emersa dopo il dramma dei maltrattamenti all’interno dell’asilo nido privato Cip Ciop di Pistoia che portò all’arresto delle due maestre e alle condanne, confermate in Cassazione. Le indagini qui furono svolte dai carabinieri dopo le denunce da parte delle giovani stagiste che avevano svolto periodi di tirocinio all’interno dell’asilo, gestito dalla cooperativa «Alice» di Prato, in questo processo chiamata in causa quale responsabile civile. Due le famiglie che si sono costituite parte civile, rappresentate dagli avvocati Giampiero Renzo e Marco Barone del foro di Prato.
La requisitoria del pm Curreli, che aveva diretto le indagini, è partita dal patteggiamento, nel 2011, di una quinta insegnante coinvolta nella vicenda, inquadrando quindi il «clima devastante» nel quale erano emerse le condotte delle educatrici che hanno avuto, nel corso del dibattimento, prove dirette, come le testimonianze delle stagiste e di tutti coloro che hanno assistito agli episodi, e indirette, come quelle dei genitori che assistivano, a casa, a comportamenti quantomeno strani dei piccoli. Tra gli episodi vagliati dagli inquirenti e rivissuti in aula: un bimbo chiuso in una stanza al buio, in punizione, e un altro legato a un seggiolotto per bimbi più piccoli, visto scalciare disperatamente e a lungo. Seggioline tolte all’improvviso sotto il sedere dei bambini perchè non stavano seduti composti e poi urla in faccia di piccoli e piccolissimi che, in base alla testimonianza di una mamma, si sentivano anche dalla strada. E i bimbi, una volta a casa, avevano comportamenti reattivi derivati, come ha sottolineato la pubblica accusa, dai soprusi subiti durante le ore di asilo. E poi le umiliazioni, come il bimbo chiamato «piscione» perchè si faceva la pipì addosso e che la notte si svegliava con il tremito. E ci sono stati bimbi che, arrivati a casa, hanno chiuso i genitori in bagno per metterli in punizione e bimbe che hanno messo in fila le loro bambole sgridandole a perdifiato. Senza contare chi soffriva di incubi notturni e chi si graffiava inspiegabilmente il visino.