L'azienda in crisi salvata dalle mascherine/VIDEO

La Maison Bianchi rischiava di chiudere: «Ora le cose vanno bene, ma ci è saltato un ordine da 25mila euro per colpa della burocrazia»

Massimo e Ruggero Banchi (Acerboni/FotoCastellani)

Massimo e Ruggero Banchi (Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 3 aprile 2020 - Una ditta montalese, la Maison Banchi srl, che produceva materassi e cuscini sanitari e altri dispositivi medici, si è salvata dalla chiusura e ha salvaguardato 20 posti di lavoro, riconvertendosi alla produzione di mascherine. Ha ripreso vita anche la rete dei distributori, tutte partite Iva sull’orlo dell’estinzione e alla produzione hanno collaborato diverse aziende cinesi del pronto moda pratese che si sono gettate con entusiasmo nell’impresa «per dare una mano all’Italia». Sul pennone nel piazzale della Maison Banchi sventola, accanto al tricolore, la bandiera rossa della Repubblica Popolare Cinese. «Ho messo la bandiera di quelli che ci aiutano - spiega il titolare Massimo Banchi– non certo di quelli che si voltano dall’altra parte».

Banchi tiene a sottolineare che alla base di questa nuova avventura imprenditoriale c’è anche quella che chiama «una motivazione sociale». «Stavo per chiedere la cassa integrazione – racconta Banchi – e quando ho chiesto ai miei dipendenti di venire a lavorare non hanno avuto esitazioni. Per noi che facevamo prodotti di tipo sanitario molto sofisticati è stato facile fare mascherine. Siamo riusciti anche a tenere in piedi la rete dei nostri distributori porta a porta che girano a in tutta Italia e che non avevano più prospettive. Ma soprattutto abbiamo voluto fare qualcosa di utile in questa emergenza sanitaria e infatti abbiamo riservato grande attenzione a tenere il prezzo basso in rapporto alla qualità del prodotto. Le ditte cinesi che collaborano con noi hanno risposto con entusiasmo e non c’è stato bisogno di trattare sul prezzo».

Le mascherine, fatte a mano e che tutti i crismi sanitari, incellofanate una per una, sono vendute in farmacia, a tre euro e 95 «e nel prezzo finale – fa notare Banchi – c’è anche il 22% di Iva». La storia sarebbe del tutto a lieto fine se non fosse che è saltata una fornitura di 25mila mascherine ad un corpo dell’esercito italiano per quello che i titolari definiscono «il virus della burocrazia». «A noi gli ordini non mancano – dice Banchi – stiamo producendo al massimo delle nostre possibilità, ma ci aveva cercato un ufficiale di un importante corpo militare, che si era rivolto a noi dopo aver cercato mascherine da ogni parte del mondo, reputando che le nostre avessero un rapporto qualità prezzo molto buono. Siamo stati ben contenti di attivarci ma a quel punto è intervenuta la burocrazia, abbiamo prima dovuto fare l’iscrizione al Mepa, il portale acquisti della pubblica amministrazione e ci hanno detto che occorrevano 45 giorni, poi abbiamo scoperto che l’iter si bloccava perché agli effetti del Burt (Bollettino Ufficiale della Regione) l’azienda risultava non del tutto in regola, perché era ancora in corso la rateizzazione dei versamenti contributivi, che salvo errore, è prevista dalla legge e non è la dimostrazione della scarsa affidabilità di un imprenditore. Il risultato è che non siamo riusciti a fornire le 25mila mascherine. Per il Covid-19 – conclude Massimo Banchi - verranno trovate medicine e vaccini ma mi chiedo se si troverà mai il vaccino per sconfiggere la burocrazia».