Luana, l’ora dei verdetti Dall’Inail 166mila euro

Risarcimento alla famiglia. E la titolare dell’orditura adesso confessa: "Ho la colpa di non aver controllato abbastanza. Vado a trovarla sulla tomba"

Non sapeva di quella manomissione, ma si sente in colpa. In colpa per non "aver vigilato abbastanza". Per non essersi resa conto di quello che accadeva dentro la sua fabbrica dove lei stessa lavora come imprenditrice-operaia. Luana Coppini, individuata dalla Procura come responsabile insieme al marito Daniele Faggi e al tecnico manutentore esterno Mario Cusimano della morte della giovane operaia Luana D’Orazio avvenuta il 3 maggio scorso nella sua orditura a Montemurlo, ribadisce quello che aveva già detto durante l’interrogatorio di fronte al pm e tramite i suoi legali, Barbara Mercuri e Alberto Rocca. "Non ero a conoscenza di quella manomissione. Anche io lavoro ai macchinari ma non in quel reparto. Non so come possa essere accaduto e non me lo perdonerò mai. Ho la colpa di non aver controllato abbastanza quello che accadeva nella mia fabbrica".

Luana Coppini affida i suoi pensieri a un’intervista pubblicata sull’ultimo numero del settimanale Oggi, in edicola da ieri, nella quale ribadisce la sua linea difensiva in vista del processo che si aprirà il 7 aprile. Luana Coppini aveva già fatto sapere tramite i suoi legali di aver scritto una lettera all’assicurazione per chiedere che i tempi del risarcimento venissero velocizzati. Al momento l’assicurazione dell’azienda non ha quantificato un possibile risarcimento. L’iter è lungo e di solito le compagnie preferiscono aspettare la chiusura delle indagini preliminari. In questo caso le indagini sono chiuse da inizio ottobre e la Procura ha già chiesto il rinvio a giudizio dei tre indagati con le accuse di omicidio colposo e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche. In vista dell’inizio del processo sarebbe meglio per la titolare che l’assicurazione avesse già risarcito i parenti della vittima, fra cui il figlio di appena sei anni di Luana.

Intanto l’Inail ha provveduto a calcolare l’indennizzo che spetta ai familiari della lavoratrice deceduta. E l’importo stabilito è di 166.000 euro. Un calcolo che è stato fatto in base a delle tabelle e allo stipendio della vittima. La fetta più grossa di risarcimento dovrebbe, invece, arrivare dall’assicurazione. Ma a quasi nove mesi dalla tragedia non si è mosso nulla. Motivo per cui Luana Coppini ha scritto all’assicurazione. "E’ l’unico modo per fare qualcosa per Luana e per suo figlio – ha ammesso nell’intervista al settimanale – Non voglio sconti e voglio che la giustizia faccia il suo corso. L’unico mio scopo è cercare di aiutare la famiglia di Luana che per me era molto di più di un’operaia". Coppini descrive la sua fabbrica come una azienda sana, a gestione familiare, con 15 dipendenti, dove il clima è sereno. "Festeggiamo insieme i compleanni, e si cerca di superare i problemi insieme", spiega l’imprenditrice che dice di non capacitarsi di come possa essere accaduta una tragedia del genere quando nella sua fabbrica non era mai avvenuto il più piccolo incidente. Fino alla tragedia del 3 maggio per la quale "è divorata dai sensi di colpa".

Lo ripete più volte: "Dovevo essere più presente nel reparto dove lavorava Luana. Quella manomissione non portava nessun beneficio a livello di produzione o di guadagno, perché è stata fatta?", si chiede. "La verità sarà stabilita dal processo", ha spiegato, fiduciosa che la sua linea possa essere condivisa dal giudice. Intanto Luana Coppini ammette di andare a trovare di nascosto Luana al cimitero. "Le parlo, piango e prego", dice. "Ho chiesto scusa alla mamma della ragazza il giorno del funerale, poi i rapporti sono cambiati, ma la capisco", conclude. La replica è arrivata immediatamente dalla mamma di Luana, Emma Marrazzo: "L’intervista si commenta da sola", ha detto la donna. La verità arriverà il 7 aprile quando il giudice deciderà sull’eventuale rinvio a giudizio.

Laura Natoli