Follia in un condominio, coltellate per il rumore di una motocicletta

Accusati di tentato omicidio due fratelli dopo una serie di litigi: il cortile condominiale veniva usato per la manutenzione del mezzo

Una volante della polizia

Una volante della polizia

Pistoia, 22 gennaio 2020 - La lite condominiale rischiò di sfociare in tragedia per il rombo di una motocicletta che, nel tempo, aveva surriscaldato gli animi. Fino al tentato omicidio. E’ con questa accusa infatti che ieri, davanti ai giudici del Collegio presieduto da Alessandro Buzzegoli (a latere Alessandro Azzaroli e Paolo Fontana), è cominciato il processo nei confronti di due fratelli, operai edili che, circa due anni fa, al culmine dell’esasperazione, avrebbero cercato di accoltellare il vicino di casa che aveva l’abitudine di fare la manutenzione della sua motocicletta nel cortile.

Sotto accusa, entrambi difesi dall’avvocato Erika Dugini del foro di Pistoia, ci sono Saimier Aughushi e il fratello Kreshich, entrambi quarantenni, originari dell’albania, ma da tempo residenti a Pistoia, incensurati. Vittima del tentato omicidio fu un quarantenne pistoiese, Andrea Benesperi, deceduto un anno dopo per cause non collegate a quell’episodio. In suo nome si sono costituiti parte civile i genitori che sono rappresentati dall’avvocato Elisa Frosini di Pistoia.

In tribunale, a partire dal 7 aprile prossimo, giorno in cui inizierà l’istruttoria dibattimentale, sarà ricostruita questa drammatica vicenda scaturita, di fatto, dalla gestione degli spazi comuni condominiali di via della Concordia, nel quartiere delle Casermette. Il cortile, come emerge dagli atti, veniva utilizzato da Benesperi per la manutenzione della sua motocicletta un’attività che spesso provocava rumore e che creava qualche disagio ai condomini, soprattutto d’estate, quando le finestre venivano tenute aperte e soprattutto a Saimer – come ci ha spiegato l’avvocato Dugini – in corrispondenza della cameretta dove, all’epoca, dormiva il figlio, un bambino disabile.

La questione fu affrontata prima con pacatezza con l’intervento dell’amministratore di condominio che inviò alcune lettere a Benesperi chiedendogli di essere più cauto nelle sue manutenzioni: "Ma io non faccio del male a nessuno", fu la sua difesa. Ma un giorno la situazione precipitò. Era il 23 settembre del 2017, all’ennesimo rombo del motore, Saimer si affacciò al terrazzo del primo piano del palazzo ed ebbe inizio la discussione che si fece sempre più accesa fino alle male parole: "Albanesi di m... – fu la risposta alle proteste lanciate dal terrazzo da Saimier Aughushi – se non vi garba stare qui tornate a casa vostra".

L’operaio albanese per tutta risposta saltò la ringhiera e balzò al pianterreno, a quanto pare con un coltello in mano, subito seguito dal fratello che lo raggiunse scendendo le scale. Aaccanto al Benesperi c’era uno suo amico, Stefano Gori, che non si è costituito parte civile. Aughushi, secondo la ricostruzione degli inquirenti e che ha poi portato alla richiesta di rinvio a giudizio per entrambi i fratelli, avrebbe iniziato a colpire gli altri due con il coltello. L’arma non fu mai trovata dalla polizia che svolse le indagini, dirette dal sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Grieco.

Benesperi fu portato in ospedale con una prognosi di sette giorni: "E nessuna ferita da arma da taglio – ci ha spiegato l’avvocato Dugini – soltanto ematomi e contusioni". Inizialmente, nei confronti dei fratelli, fu applicato il divieto di dimora, poi il provvedimento fu annullato in sede di appello proprio perchè non vi era traccia del coltello. "Si sono soltanto picchiati con le mani" sarà la tesi difensiva. lucia agati © RIPRODUZIONE RISERVATA