Chi continua a pensarli dormienti e disinteressati, non potrebbe avere visione meno annebbiata. Perché a starci in mezzo ai ragazzi la fotografia appare cristallina: educati ai temi dell’emergenza climatica, pieni di motivazione e spinta, impauriti sì ma di quella paura che funziona da leva per l’azione. Emerge con forza una volta di più anche questo dagli incontri che la professoressa Elisa Palazzi, scienziata e climatologa, ha condotto e sta conducendo a Pistoia in una sorta di tour nelle scuole (ieri e oggi al liceo scientifico, al classico, all’istituto Einaudi a Pistoia, al comprensivo Fermi di Casalguidi, al Bonaccorso da Montemagno di Quarrata, al Marchi-Forti di Monsummano e al Pasquini di Massa e Cozzile) in veste di testimonial di ‘Sì... Geniale!’, mostra concorso che la Fondazione Caript propone per il sesto anno agli istituti scolastici pistoiesi. È tra una tappa e l’altra che abbiamo incontrato la professoressa. Che tipo di feedback riceve dai più giovani? "Sono ipersensibilizzati al tema della crisi climatica, preparati, desiderosi di sapere e non per pura facciata, ma per non essere attaccabili né criticabili. Fanno attivismo in modo variegato, ciò che vogliono è non essere inattivi". Cosa fa lei nel suo quotidiano a tutela dell’ambiente? "Ho abolito l’uso dell’auto, il mio stile di vita me lo consente. E poi una serie di azioni, anche banali: non lasciare i dispositivi in stand by, utilizzare browser a sfondo nero, acquistare poco on line, ho ridotto l’uso eccessivo di carne, ho scelto di sensibilizzare e divulgare. E poi far parte di una comunità e con questa fare pressione sulla politica". A proposito di politica: si potrebbe essere più incisivi in tema di transizione ecologica? "Non c’è la giusta spinta per attivare una transizione efficace. Si deve fare di più, per rispondere agli impegni presi, per rendere conto all’Europa e alle Nazioni Unite. La questione è un po’ migliorata sulle rinnovabili ma c’è ancora molto da fare". La crisi energetica e la guerra pur nella loro negatività potrebbero spingere a una riconversione verde… "La guerra è fossile, dicono i Fridays, la pace è rinnovabile. Ed è vero. Tutte le ultime guerre hanno come matrice comune l’accaparramento di fonti fossili. Allora o si accelera verso le fonti rinnovabili o, ciò che non mi auguro, si punta a soluzioni alternative che nell’immediato potrebbero essere però altri fossili. Spero che il conflitto sia una leva per accelerare la transizione ecologica verso le rinnovabili che non generano conflitti ". Chi è più esposto al cambiamento climatico? "Paesi già fragili dal punto di vista geopolitico come la fascia del Sahel, ma anche le donne come dimostrano studi che io stessa ho condotto relativamente a villaggi montani, nelle zone himalayane. Riducendosi i modi di sussistenza, l’uomo di casa ha dovuto migrare in città. La donna ha dovuto occuparsi anche di tutte quelle che erano prettamente maschili. Questo ha consentito di comprendere che se messe in condizioni di pari diritti le donne possono generare un cambiamento pazzesco e non fare morire le montagne". linda meoni