La pandemia e l’onda lunga della zona rossa Tomasi: "I numeri non fanno ben sperare"

Il sindaco di Pistoia: l’ospedale rinforzato, ora la preoccupazione per i ragazzi travolti dalla mancanza di riferimenti e per i negozi

di Patrizio Ceccarelli

Per Pistoia e provincia, con il nuovo Dpcm, se verrà confermata la zona rossa, come i dati sui contagi lasciano presumere, visto che quasi tutti i comuni, compreso il capoluogo, nella settimana dal 22 al 28 febbraio hanno abbondantemente superato il tasso dei 250 casi ogni 100mila abitanti, si preannunciano nuove restrizioni, in particolare per quanto riguarda la scuola e i servizi alla persona. La decisione, per quanto riguarda la permanenza o meno in zona rossa, come ha annunciato ieri il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, verrà presa nella giornata di oggi durante una riunione tra i sindaci del territorio, il presidente della Provincia Luca Marmo e il presidente della Regione Eugenio Giani. "Questa è una decisione – spiega Tomasi – che spetta al presidente della Regione, sulla base dei dati forniti dall’Asl".

Una decisione che appare scontata. Non crede?

"Sì, dai numeri che abbiamo è quasi scontata. Purtroppo ancora non si sono calmati quei focolai, in particolare nei piccoli comuni della provincia che ci hanno portato a questa situazione, d’altronde ci vuole tempo e gli effetti (della settimana in zona rossa dal 27 febbraio al 7 marzo, ndr) li vedremo soltanto fra qualche giorno".

L’ospedale come sta reagendo a questa impennata di contagi?

"Sono stati aumentati i posti letto. Tutto è figlio di una grande organizzazione maturata durante questo anno di pandemia, dove durante la punta massima dei contagi avevamo l’intero ospedale San Jacopo sostanzialmente dedicato al Covid, che accoglieva persone anche da fuori Pistoia. Quindi c’è tutto un lavoro dietro, di cui ringrazio tutti gli operatori: medici, oss, amministrativi".

Cosa pensa del nuovo Dpcm?

"Ci aspettavamo queste misure. Rispetto alle attività dei servizi alle persona mi sembra che vada a colpire nuovamente i soliti, che si sono via via adeguati attraverso investimenti. Non credo che chi va dal parrucchiere su appuntamento o dal barbiere possa essere un problema".

E per quanto riguarda la scuola?

"La scuola è l’altro mio timore. La chiusura di elementari, materne e asilo è un problema. Ho capito che ci saranno i ristori per più di 200 milioni di euro per i congedi parentali, perché evidentemente questi bambini con qualcuno dovranno stare, ma il danno che facciamo a questi ragazzi, anche a quelli un po’ più grandi e la situazione che hanno subìto durante l’ultimo anno è incommensurabile. Io credo che questo sarà il vero problema che ci trascineremo dietro nei prossimi anni, avremo bisogno di ricorrere agli psicologi, qualcuno cadrà anche nel mondo della droga: un’ipotesi tremenda che si può avanzare pensando alla sensazione di spaesamento generale causata da questo periodo di grande difficoltà. Penso che i bambini e i ragazzi più deboli, che già prima avevano difficoltà di apprendimento, o quelli con handicap, hanno perso non un anno, ma due o tre, perché per loro tutto si amplifica".

Una riflessione amara, quella del sindaco Tomasi, che sembrerebbe condivisa da gran parte della popolazione. Ora chiamata a nuovi sacrifici.