La filiera del turismo va ricostruita "Servono aiuti per superare il 2021"

Confindustria: "Il crollo delle presenze farà sentire i suoi effetti a lungo, ora più certezze per andare avanti". Sono pochissimi i settori che hanno fatto segnare un progresso nella produzione: brilla l’alimentare

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Nell’anno della quarantena, delle zone colorate e delle restrizioni ai movimenti, a limitare i danni è stato soltanto il settore balneare. Un calo "contenuto" del 35% rispetto al 2019. Un’enormità - si direbbe a buon ragione - ma il confronto con le altre branche è a dir poco impietoso: montagna, terme, città d’arte hanno perso molto di più. A certificarlo, per Confindustria Toscana Nord, è Sabrina Gilardi, presidente della sezione turismo. In cima alla classifica dei più penalizzati ci sono Montecatini e la Valdinievole, "dove molti alberghi non hanno nemmeno aperto. Nel complesso il turismo termale per la terza età, nel 2020, non c’è stato. A settembre si era sperato almeno in una lieve ripresa ma i provvedimenti di ottobre e l’innalzamento dei contagi a novembre hanno azzerato le speranze". E’ ormai quasi un anno che la situazione si protrae e le speranze di ripresa sono ridotte al lumicino. A guardare le condizioni di guide turistiche e tour operator c’è da farsi girare la testa: il calo certificato da Gilardi è del 90%.

"Gli effetti non saranno limitati al breve periodo – spiega ancora l’esponente di Confindustria, ricordano l’importanza delle infrastrutture –: la disgregazione della struttura turistica ce la porteremo dietro per anni. Gli aiuti non sono senz’altro sufficienti per affrontare il 2021 e questo clima di incertezza continua sta depauperando le risorse. Senza dubbio conoscere in anticipo le decisioni relative alle chiusure e allo stop agli spostamenti sarebbe stato meglio".

Pur rappresentando il punto più basso della crisi da Covid, il turismo non è, purtroppo, isolato. L’indagine congiunturale del Centro studi di Confindustria Toscana Nord ha infatti evidenziato, per il terzo trimestre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, una perdita sensibile per Lucca (-4,4%), più consistente per Pistoia (-8,9%), forte per Prato (-16,7%). In questo quadro, soltanto pochi i settori che sono riusciti a trarre vantaggio dalla situazione. Se l’alimentare ha segnato +6,6% e la chimica-plastica-farmaceutica +1%, tutti gli altri macrosettori si collocano in territorio negativo, anche se con accentuazioni differenti: dal -5,7% della carta e cartotecnica si passa al -7,2% della metalmeccanica e al -8,7% del mobile, fino al settore del manifatturiero italiano più penalizzato dal Covid, la moda, che lungo tutto l’asse Prato-Pistoia-Lucca segna -19,1%.

Per quanto riguarda più specificatamente la nostra provincia, particolarmente negativi sono state la carta (-9,7%) e il mobile (-9,1%) e, sia pure in modo minore, la metalmeccanica (-4,1%). A livello aggregato, pur lasciando sul terreno un -8,9% di produzione industriale, c’è comunque un recupero rispetto al secondo trimestre dell’anno.

re.pt.