L’Ordine contro l’istituto "I compiti degli impiegati Inps scaricati sui medici di famiglia"

"Occorre puntualizzare alcune affermazioni dell’Inps di Pistoia giunte a questo ordine unicamente a mezzo stampa". La ’puntata’ è la numero tre. La prima aveva visto il presidente dell’Ordine provinciale dei medici, Beppino Montalti protestare con l’Inps per l’improvvisa richiesta dei certificati di assenza da lavoro rilasciati (più numerosi del solito) durante il periodo di quarantena. Il secondo atto ha avuto come protagonista l’Inps che, chiamato in causa, ha replicato spiegando che la richiesta altro non era che un adempimento a un obbligo di legge. Ogni assenza dal lavoro coperta dall’Istituto, deve essere comprovata da un certificato. Ma il presidente dei medici pistoiesi non ci sta e rappresenta le ragioni della controrisposta. "In primo luogo – precisa Montalti – non abbiamo affermato in alcun modo che le comunicazioni dell’Inps siano giunte direttamente ai medici di famiglia: le lettere sono state inviate ai pazienti costringendoli a rivolgersi al proprio medico per dei dati che l’Inps può acquisire tranquillamente dal servizio di sanità pubblica. Evidentemente l’Istituto reputa molto più importante l’attività dei propri dipendenti e funzionari – affonda – ignorando tutti i compiti e le responsabilità dei medici che non possono essere gravati, soprattutto in queste settimane, anche dei compiti di mera segreteria".

Il presidente Montalti replica poi anche sulla precisazione Inps in merito alla ’legalità’ dell’azione intrapresa. "Nessuno ha mai messo in dubbio la legalità della richiesta – sottolinea Montalti – Ci risulta però difficile capire la difformità d’azione della sede pistoiese rispetto ad altre sedi territoriali toscane; evidentemente, non richiedendo questi dati già in loro possesso, dobbiamo pensare che le altre sedi toscane operino nell’illegalità?. Siamo però convinti – chiosa Montalti – che una positiva collaborazione tra enti e medici di famiglia sia auspicabile negli interessi degli enti stessi e, soprattutto, nei confronti dei pazienti, che rappresentano per noi i soggetti prioritari da tutelare in queste circostanze emergenziali così come nelle situazioni di ‘routine sanitaria’".