"Io vaccinato? Macché, ma sono a posto"

Così il medico ’no vax’ rassicurava i pazienti. "Dite che lo avete fatto al Ceppo". E poi: "Le dosi devono tornare, non le posso inventare"

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A chi gli chiedeva se fosse stato sospeso, il dottor Calvani rispondeva rassicurando tutti: "Sono dicerie – diceva – cattiverie e falsità che la gente ha messo in giro". "Io sono una persona che è a posto con il vaccino", spiegava. "In che senso? Ti sei vaccinato?", gli chiede un paziente nel suo ambulatorio. E lui: "Nooo, sss, ora non ti posso dire. Vabbè via non affrontiamo questo discorso. Io sono apposto, non credo di avere cose per cui mi possano sospendere".

Sicuro di sé, ma anche attento ad assicurarsi il silenzio dei pazienti che con lui condividevano le idee "no vax". Negli ultimi mesi, da agosto 2021, il dottor Federico Calvani, negli ambulatori della montagna pistoiese, tra San Marcello, Abetone e Marliana, aveva registrato una impennata di vaccinazioni. Un dato su cui si è subito soffermata l’indagine avviata dalla Procura di Pistoia, che ha portato venerdì 31 dicembre all’arresto del 66enne medico di famiglia, accusato di aver gestito un giro di finte vaccinazioni per il rilascio dei green pass. Falsità ideologica, peculato, truffa al sistema sanitario nazionale e omissione di atti di ufficio: questi i reati di cui il medico "no vax" è accusato. Ma l’indagine, che vede per ora 19 indagati, per concorso in falso ideologico informatico, è destinata ad allargarsi: centinaia i pazienti che avrebbero ottenuto le certificazioni col sistema delle vaccinazioni simulate. Il tam tam, negli ambienti "no vax", evidentemente, aveva attirato pazienti "forestieri", anche da altre province, da Firenze, da Lucca, da Prato e da Pisa. Un "boom" di cui il medico è consapevole e orgoglioso, come si evince dalle intercettazioni ambientali, e che lo induce a istruire i suoi nuovi pazienti, perché non si tradiscano, una volta usciti dall’ambulatorio.

Così in una conversazione con una donna, raccomanda di stare attenta: "Bisogna esser convinti di aver fatto il vaccino. S’è fatto sul braccio sinistro, capito?". E così ancora, in una conversazione del 16 dicembre, dopo una finta vaccinazione, il medico si rivolge alla paziente: "L’essenziale – dice il dottore – è il silenzio assoluto, che ci si va di mezzo tutti, anche sul giornale". Al che la donna lo rassicura sulla riservatezza: "Dottore, io la ringrazio e lei non l’ho mai conosciuta". Ma il dottore la istruisce meglio e le spiega che, risultando vaccinata, qualora le avessero chiesto di fornire il sito dove la seduta era avvenuta, avrebbe dovuto indicare l’hub del Ceppo, in quanto sia quello di San Biagio che della Cattedrale erano già chiusi.

Dagli elementi raccolti dagli inquirenti, si capisce come il medico sia attento a pianificare le sedute vaccinali, in modo che non emergano incongruenze. In particolare, sulle forniture di vaccini che lui getta sistematicamente nel cestino, ma che non possono essere in numero inferiore alle certificazioni rilasciate. In una conversazione di dicembre, il medico spiega a un paziente: "Devo essere coperto dalla fornitura che mi dà l’Asl, non posso inventarmi un vaccino, no? Sennò mi buttano fuori dall’Ordine, ma mi viene punito anche il paziente".

In più di una occasione, il medico si sofferma a parlare delle teorie complottiste con i suoi pazienti "no vax", definisce le mascherine come "prevenzione anti stupidi", e dice che le persone che la pensano allo stesso modo "dovrebbero riunirsi e parlare come facevano i carbonari dell’Ottocento". Una missione la sua, quella di assicurare la certificazione a chi come lui non crede nell’efficacia del vaccino, e senza chiedere soldi per questo. Ancora, in una conversazione di dicembre, una paziente gli chiede: "Quanto le devo dottore?, e lui: "Nulla, non lo faccio per questo".

Martina Vacca