Il gigante bianco è re del bosco

Lo storico abete inserito nell'elenco degli alberi monumentali

Il "Gigante dell'Abetone", l'abete bianco che vive da circa 270 anni

Il "Gigante dell'Abetone", l'abete bianco che vive da circa 270 anni

Abetone (Pistoia), 21 febbraio 2019 – Svetta imponente nel bosco, quasi all’ingresso del paese di Abetone, con i suoi 46 metri di altezza e un fusto che misura ben 490 centimetri di circonferenza. L’enorme abete bianco della “Crocina” da sempre attira la curiosità dei passanti. Da qualche giorno, però, è divenuto qualcosa di più: la Regione lo ha riconosciuto “albero monumentale”, inserendolo nell’elenco aggiornato al 2019 che comprende 78 esemplari in Toscana, di cui 7 in provincia di Pistoia.

Il “Gigante” bianco, in particolare, è l’unico dell’alta montagna pistoiese a far parte di questa lista, individuato per le sue dimensioni, ma anche per l’età: 240 anni circa nel 1988, dunque oggi sarebbe sui 270. Raggiungerlo è semplice: percorrendo la Ss12 in salita verso il Passo, dopo la frazione di Le Regine, si intravede sulla destra, in basso alla carreggiata, circondato dai faggi della riserva naturale di Abetone. A segnalarlo c’è anche un cartello apposto nel 1988 dal Corpo forestale, che già in quegli anni aveva segnalato la maestosità dell’abete, “radicato” nel cuore e nei ricordi di infanzia di tanti abetonesi.

“Da ragazzini andavamo sempre a giocare alla Crocina, località che si chiama così perché c’era una piccola croce in ricordo di una persona morta lì – racconta Mario Colò, residente alla Consuma (Abetone)– salivamo sui rami enormi dell’abete e facevamo Tarzan. Erano gli anni Quaranta. Ci andavamo anche per raccogliere le patate, che germogliavano poco più in là, nella discarica dove veniva gettata l’immondizia degli alberghi. Anche molti villeggianti si fermavano all’abete, si mettevano in fila e provavano ad abbracciarlo. I 'signoroni' che potevano permettersi la macchina fotografica si facevano qualche scatto. In quella zona c'è anche un altro abete di dimensioni simili”. Enrica Zanni del ristorante La Casina ricorda bene le giornate alla Crocina: “la mattina i genitori ci davano un panierino e ci mandavano nel bosco: le bambine raccoglievano le pigne e i maschi i ciocchetti per accedere il fuoco – spiega- quell’abete era il ritrovo dove i bimbi, dai vari paesi nei dintorni, andavano a giocare. Da lì passava anche la via dei lattai, la vecchia strada che saliva dalla Secchia e veniva percorsa da chi andava a rifornire di latte l’Abetone. Quel bosco, per la sua bellezza, ci pareva magico”.

Non è un caso che il padre di Enrica, Saverio Zanni, vissuto dal 1920 al 2004, abbia ambientato proprio alla Crocina una novella (contenuta nel libro “Abetone: storia, cucina e bugie”) che narra degli elfi dei monti e dei boschi, delle loro marachelle agli abitanti del luogo e del prezioso lavoro nel custodire la natura e le foreste. Ora che è divenuto albero monumentale, il “Gigante bianco” sarà ancora di più il simbolo dell’Abetone, che d’altronde ad un abete - una enorme pianta che sarebbe stata abbattuta nel ‘700 per far spazio alla nuova via Ximeniana – deve il suo nome nonché l'emblema araldico. “L’Abetone inventato per via della sua strada e del suo valico– si legge nel già citato libro -, si è trovato addosso la fortuna di vivere e respirare insieme agli abeti. Lo spettacolo delle loro grosse radici che si perdono nel cielo si gode dappertutto, basta allontanarsi neanche tanto dalla piazza e in qualunque direzione si vada, c’è sempre un letto morbido come un tappeto su cui sdraiarsi a sognare”.