REDAZIONE PISTOIA

"I pazienti erano disperati, l’ho fatto per loro"

Il dottore no vax spiega la sua missione: "Io sono a posto con la mia coscienza. I vaccini servono, ma questo domandiamoci se lo sia"

"L’ho fatto per i pazienti, perché voi non immaginate nemmeno la sofferenza che c’è intorno a questo obbligo vaccinale. L’ho fatto per coscienza, perché io vado d’accordo con la mia coscienza". Ha parlato per oltre quattro ore, rispondendo alle domande dei magistrati che lo hanno indagato. Quattro ore per fare luce sulle centinaia di vaccinazioni (sulla maggior parte delle quali gli inquirenti nutrono ancora molti dubbi), eseguite sui propri pazienti e su quelli arrivati da altre province, da Firenze, da Lucca, da Prato e da Pisa. Quattro ore, dalle 10 alle 14,30, anche per raccontare la sua versione, quella che il dottor Federico Calvani, 66 anni, medico di medicina generale della montagna agli arresti domiciliari con l’accusa di aver gestito un vastop giro di vaccinazioni simulate per il rilascio dei green pass, ha spiegato ai giornalisti che lo aspettavano all’uscita dalla procura, in piazza del Duomo a Pistoia.

"Io opero secondo la deontologia e l’etica del medico – ha spiegato il dottor Calvani – e io sono sempre dalla parte dei pazienti. Questa vicenda non si è creata per mia volontà, sono state le persone che me l’hanno chiesto e siccome per me il paziente è sempre al primo posto, io sono andato incontro alle esigenze dei pazienti, che sono venuti anche piuttosto disperati nel mio ambulatorio. Sì perché la gente che si informa ha seri dubbi sull’utilità di questo vaccino".

Il medico più volte, nelle intercettazioni ambientali registrate dalle microspie piazzate nel suo ambulatorio di Maresca, definiva il vaccino anti Covid inutile e pericoloso. Ma la sua non sarebbe la posizione di un "no vax puro", contrario a tutti i vaccini.

"I vaccini servono, accidenti se servono – ha spiegato il dottor Calvani – Servono per la poliomielite, per la pertosse, per la difterite ma questo, domandiamoci: è un vaccino?". E ancora, parlando della campagna vaccinale, il medico ha espresso i suoi dubbi sull’utilità dei richiami e insinuato sospetti sugli interessi delle case farmaceutiche. "Un vaccino che ti fanno tre, quattro volte, ma poi ci sarà la settima e l’ottava dose. Le case farmaceutiche – ha spiegato il dottore, citando una delle più note – si stanno preparando a fare milioni di vaccini che sono tutti per noi, per cui anche a una persona che non è un medico può venire qualche dubbio".

E alla domanda, se si fosse pentito di quanto ha fatto, per le conseguenze legali a cui è andato incontro, il dottore ha chiarito di non avere rimorsi. "Lo sapevo che sarebbe successo, era nei rischi. Io però sono con la coscienza a posto. Con la mia coscienza sono in pace, sono in amicizia, ci diamo del tu, per cui non ho rimorsi. So di aver fatto una trasgressione dal punto di vista legislativo, ma so anche di essere stato dalla parte della gente che me lo ha chiesto. Le persone mi ringraziavano e molto. E mi hanno mandato anche delle lettere, che mi hanno francamente commosso. Perché voi non immaginate la sofferenza che ha creato questo obbligo vaccinale".

Poi un richiamo alla Costituzione italiana: "Qui si sta calpestando l’articolo 32 della Costituzione, che impedisce di obbligare una persona con la forza e con il ricatto, come in questo caso sta avvenendo, a farsi il vaccino. E quindi io ho rispettato la libertà di scelta delle persone".

Convinto di aver seguito con coerenza la sua missione, per il bene dei suoi pazienti, il dottore ne ha anche per i colleghi vaccinatori. "Ognuno – ha spiegato Calvani – fa le sue conclusioni, ma in ambito scientifico, non è lecito avere pareri disparati, perché qui non siamo nel campo delle ipotesi. Quando c’è l’evidenza, il parere è unico. I colleghi che si sono veramente informati arrivano a delle conclusioni".

Martina Vacca