Folla in lacrime per l’ultimo saluto a Barontini "Un maestro di vita e un padre amorevole"

Ieri a Vicofaro una veglia laica tra Vangelo e letture dalla Costituzione: l’addio affettuoso al medico con la passione per la politica

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di Giacomo Bini

La città ha onorato Roberto Barontini in una veglia di riflessione e ricordo nella chiesa di Vicofaro. Il primo ad arrivare, mezz’ora prima dell’inizio, un novantenne di Bonelle che si sorreggeva con un bastone: "Ha curato mia moglie", dice commosso. Medico, uomo di cultura, che accanto al ricettario aveva sempre un libro aperto, parlamentare, politico e amministratore locale, ma soprattutto cittadino impegnato costantemente nella solidarietà. Una "vita fiorente" per dirla con Aristotele, quella del dottor Barontini. A rendergli omaggio, in chiesa, il mondo della cultura, della politica e delle professioni oltre al labaro della Croce Verde di cui è stato presidente e in rappresentanza del Comune l’assessore Alessio Bartolomei con la fascia tricolore. Ad aprire la veglia un canto nigeriano, dolcissimo e melanconico, intonato da uno dei ragazzi di Vicofaro, ai quali Barontini dedicava le sue cure gratuitamente.

"Lo chiamavo anche a mezzanotte – ha ricordato don Massimo Biancalani – e lui arrivava subito, era il nostro angelo custode, anche se lui diceva che gli angeli non esistono". Dal microfono accanto all’altare sono stati letti da Roberto Bartoli i primi 12 articoli della Costituzione, quelli sui principi fondamentali. Le parole sui "diritti dell’uomo", sui "doveri di solidarietà" e sul tricolore sono apparsi molto concreti pronunciati accanto alla bara del dottor Barontini. Poi, dopo un altro canto, don Biancalani ha letto il discorso della montagna dal Vangelo. Barontini aveva una formazione laica, ma, come ha ricordato dal parroco, "ha vissuto per il servizio all’uomo, trovando il punto di incontro tra credenti e non credenti".

Toccante il ricordo del dottor Beppino Montalti, presidente dell’Ordine dei medici, ma soprattutto amico di una vita e di mille battaglie politiche nel Partito Repubblicano, il partito nelle cui file Barontini fu eletto al Parlamento. "Come medico è stato il mio maestro – ha detto Montalti – mi ha insegnato il rispetto per i pazienti secondo il giuramento di Ippocrate per cui il medico deve regolare il proprio tenore di vita sulla base del bene dei malati". Montalti ha ricordato che Barontini apriva l’ambulatorio alle 5 la mattina per i pazienti di Bonelle che si alzavano presto per andare ai vivai e come recentemente avesse insistito per mettere all’ospedale San Jacopo la targa con l’articolo 32 della Costituzione sulla tutela della salute. Della dedizione agli altri di Barontini hanno parlato Mauro Matteucci e il dottor Mauro Quattrocchi dell’Ambulatorio solidale, mentre Daniele Cipriani, di Sinistra Italiana, ha sottolineato come Barontini, che di Si era presidente onorario, concepisse la politica come religione civile, al servizio del paese e della giustizia sociale. Commossa anche la testimonianza di Sonia Soldani dell’istituto storico della resistenza di cui Barontini è stato presidente per vent’anni. L’ultimo ricordo, il più intimo, è stato quello della figlia Francesca che ha disegnato il profilo di un babbo amorevole e spiritoso, che portava la figlia con sé nelle visite domiciliari a Bonelle, le spiegava i segreti del calcio ("guarda come colpisce il pallone Frustalupi"), andava a Cutigliano a curare Michelucci e parlava con lui di questioni urbanistiche. "Fino all’ultimo giorno ha avuto dei progetti – ha concluso Francesca – ha dato tanto e ha ricevuto tanto da una città che era la sua città". Ora sta a chi resta essere degni dell’esempio di un pistoiese di cui andare fieri.