Fiato sospeso per l’olio "La mosca imperversa nelle nostre olivete Fermiamo la raccolta"

Viste le premesse, le previsioni per quest’anno sono molto negative. L’annuncio-choc della famosa fattoria Ravagli nella Valdibure:. "Non apriremo il frantoio, la situazione è difficile per il settore" . .

Fiato sospeso per l’olio  "La mosca imperversa  nelle nostre olivete  Fermiamo la raccolta"
Fiato sospeso per l’olio "La mosca imperversa nelle nostre olivete Fermiamo la raccolta"

Per la produzione dell’olio le previsioni sono in generale pessimistiche. La mosca imperversa nelle olivete e fa danni ancora maggiori di quelli provocati dalla peronospera nelle vigne. Qualcuno fa aleggiare perfino lo spettro dell’annata del 2021, quando la raccolta fu pari a zero o quasi. Un segnale delle attese negative è anche l’inizio di una sorta di caccia all’olio dell’anno scorso quando la raccolta fu abbondante e di ottima qualità. Altro indicatore è la curva dei prezzi, che inizia a salire.

"Noi non raccoglieremo le olive e non apriremo il frantoio – dice Marzia Ravagli della fattoria Ravagli di Valdibure – è come due anni fa, la mosca è partita e non si può fermare. Il problema della mosca è la quantità delle olive e colpite, perché se ci fosse in poche olive potremmo anche sopportare le conseguenze ma quando è troppo estesa non può fare la raccolta. Per un’azienda quando la raccolta è zero è un colpo molto duro. Noi abbiamo ancora qualche quintale dell’olio dell’anno scorso".

"Le condizioni climatiche sono le più favorevoli alla mosca – dice Fabio Marini della società agricola Marini Giuseppe sulla via provinciale montalese – il caldo umido rende le olive molto aggredibili dalla mosca, va anche considerato che si viene da un’annata di siccità, l’anno scorso le piante non hanno vegetato a causa della siccità e c’è stata una fioritura ridotta e una parte dei fiori si perde nella fase dell’allegagione, poi arriva la mosca e a quel punto non possiamo più fare niente. Oltretutto l’attacco è stato precoce, già a luglio il 20 per cento per ettaro era aggredito".

Marini solleva il problema del divieto di certi trattamenti. "È stata fatta la scelta politica di vietare l’uso del dimetoato e ora siamo disarmati contro la mosca – dice Marini – prima, quando era consentito, con un’annata così si poteva sfangare ora no, ma andrà a finire che verrà importato dall’estero, magari dalla Tunisia dove non ci sono queste proibizioni. Se vogliamo la coltivazione biologica bisogna tornare a 50 anni indietro quando si raccoglieva quello che era consentito dalla stagione, non possiamo pretendere di raccogliere ogni anno. Non si può pretendere di fronteggiare la concorrenza di altri Paesi, come quelli nordafricani, dove le armi contro la mosca ce l’hanno e le usano". Secondo Marini bisogna essere consapevoli di cosa comporta la scelta biologica. "Comporta che quando la stagione è buona come l’anno scorso tutto funziona – afferma Marini – quando la stagione è brutta come quest’anno non funziona più niente. Se si va avanti con questa filosofia bisogna sapere che le olivete saranno necessariamente sempre più abbandonate. Ci sarà qualcuno che le lascia quest’anno, qualche altro tra due anni".

La tutela delle olivete non è solo un problema economico, ma anche di protezione del paesaggio tipico delle nostre zone. Contro il cambiamento climatico e le annate sempre più siccitose occorrerebbero sistemi di raccolta delle acque piovane: piccoli bacini anche collinari. "In passato sulle colline si facevano fossetti – dice Marini – sopra muro o sotto muro per trattenere l’acqua". Sulle prospettive della raccolta delle olive c’è anche qualcuno meno pessimista. "La scorsa annata è stata molto buona – ricorda Guido Betti di Quarrata – e l’esperienza ci dice che un po’ di olive alla fine ci saranno, noi comunque il frantoio lo stiamo preparando, proprio in questi giorni siamo a pulire e siamo pronti ad aprirlo".

Giacomo Bini