"Fermi da dieci mesi. Lo Stato deve aiutarci"

Protesta silenziosa ieri delle imprese attive nei settori fieristici e congressuali. "Nessun ristoro e adesso ci chiedono anche il Durc"

Migration

"Oggi rivendichiamo il diritto al lavoro. Non siamo considerati una categoria essenziale, ma il nostro settore dà occupazione a 712mila famiglie". Parte da qui la protesta silenziosa che gli operatori dello spettacolo, del settore fieristico e gli organizzatori di eventi hanno condotto ieri in tutte le piazze d’Italia. Per la Valdinievole è stata scelta Monsummano come centro nevralgico, dove l’Unione nazionale organizzatori eventi (Unoe) e l’Associazione feristi italiani (Afi, rappresentate rispettivamente da Raja Bouanane e da Valeria Baronti, hanno manifestato per sensibilizzare l’opinione pubblica verso la loro causa.

Gli imprenditori dei due settori infatti sono dieci mesi che non lavorano, non hanno ricevuto ristori perchè considerati un settore non essenziale e al danno adesso il governo ha aggiunto anche una beffa. "Adesso per le fiere – spiega Raja – ci viene chiesta la presentazione del Durc (il documento che evidenzia che la società è in regola anche con i contributi), ma come possiamo essere in regola se sono dieci mesi che non lavoriamo e non abbiamo ricevuto alcun aiuto economico come gli altri?"

Quello che i lavoratori del settore rivendicano infatti è di poter lavorare e farlo in sicurezza. "Rivendichiamo il diritto al lavoro. Non siamo considerati essenziali – prosegue Raja – ma dietro agli eventi ci sono 712mila imprese con una media di tre lavoratori ciascuna. Siamo indispensabili esattamente come gli altri, perchè se non vengono organizzati gli eventi a non lavorare sono gli artisti, gli allestitori, i fieristi, i musicisti, le attività locali, i fioristi, gli operatori alimentari, gli artigiani, i commercianti e molte altre categorie economiche. Noi vogliamo un sostegno da parte delle istituzioni, anche da un punto di vista economico: 2000 euro una tantum non possono ripagare dieci mesi di mancato lavoro. Ogni azienda organizza decine di eventi, dai 30 ai 100 l’anno. Noi quest’anno ne abbiamo organizzati quattro. Così non può andare".

Le fa eco Valeria Baronti. "Nella nostra provincia – spiega – siamo diverse decine di società che si occupano di organizzare eventi o di fiere. Il settore fieristico conta un indotto del 3% del Pil nazionale. Essere considerati non essenziali è offensivo. I nostri camion-negozi costano 35mila euro oltre a 1500 euro l’anno di revisione e non possiamo lavorare nei mercati. Se l’assessore Marras non ci riceverà a breve, ci presenteremo davanti al suo ufficio finchè non ci aprirà la porta".

Arianna Fisicaro