Donne contro il Covid, dalle lacrime ai premi

I riconoscimenti alla direttrice del San Jacopo Lucilla Di Renzo e alla presidente della Società della salute Anna Maria Celesti .

Due medici e un sindaco per raccontare ‘La vita in tempi di pandemia’, e ripercorrendo tutte le fasi del periodo più difficile dell’emergenza covid, sono emersi i sentimenti. L’incontro, ad Agliana, in una piazza Magnani dall’atmosfera molto intima, è seguito alla consegna del premio ‘Donne d’Agliana’ alla direttrice sanitaria del San Jacopo, Lucilla Di Renzo, e al dono di una targa del Comune di Agliana ad Anna Maria Celesti, medico, vicesindaco di Pistoia e presidente della società della salute, consegnata dall’assessore al sociale Greta Avvanzo con questa motivazione: "Per l’impegno profuso e l’assidua presenza e vicinanza in questo momento difficile. Con estrema gratitudine."

Stimolati dalle domande di Maria Elena Ulivi, conduttrice della serata, Lucilla Di Renzo, il sindaco di Agliana Luca Benesperi e Anna Maria Celesti, hanno raccontato dei loro continui contatti giornalieri, del reciproco impegno per tutelare prima di tutto la salute. "Ho novanta giorni di report di Covid completamente scritti a mano – ha raccontato Celesti –. Una sera al telefono con Lucilla ho pianto. Abbiamo capito che c’era qualcosa di più forte della scienza. Per ogni paziente c’era una famiglia, c’erano i parenti. Ringrazio i sindaci che hanno fatto capire ai loro cittadini l’importanza del rispetto delle regole. Ringrazio tutti i professionisti. Mi dispiace dire che c’è voluto il covid per far capire che a Pistoia abbiamo una grande sanità e una grande professionalità. E ringrazio l’assessore Greta Avvanzo che è anche un’infermiera sempre in prima linea. Non abbassiamo la guardia anche se ora il virus sta facendo il bravo. Il premio a Lucilla è meritato: a marzo poteva essere un premio alla carriera, ora è veramente conquistato sul campo".

"Pistoia ha avuto la sfortuna e la fortuna di avere il primo caso sospetto in Italia: una donna cinese il 27 gennaio – ha ricordato Lucilla Di Renzo -. Abbiamo fatto da apripista e siamo stati utili anche a colleghi di altri ospedali. Un mese dopo, il 25 febbraio, c’è stato il primo caso a Pistoia. La data cruciale che ha dato il via alla fase più difficile è il 6 marzo, ed è durata fino al 22 marzo. Avevamo intere famiglie ricoverate, eravamo tutti molto scossi, mi ero data un obiettivo: guarirli tutti. Ma il 13 marzo c’è stato il primo decesso a Pistoia, era un aglianese e io sono stata doppiamente colpita perché era un mio concittadino. Siamo però riusciti a non far mancare mai i presidi, anche grazie alla solidarietà. Non avrei mai voluto trovarmi davanti alla mancanza di un casco o di un ventilatore. Grazie alle donazioni abbiamo rinforzato anche le nostre tecnologie. E ci sono stati i tanti piccoli gesti, come i fornai, pasticceri e pizzaioli che portavano i loro prodotti al personale ospedaliero, i disegni dei bambini. Piccole cose che sono grandi segni d’incoraggiamento e di unione". "A ogni squillo di telefono avevo paura che arrivasse la brutta notizia di un concittadino che non ce l’aveva fatta – ha raccontato il sindaco Benesperi -. Sono stati tre mesi terrificanti".

Piera Salvi