L'arte per l'Aisla: una scultura donata al San Jacopo

L'ha realizzata Clara Mallegni che l'ha prima donata all'associazione, la quale a sua volta ha scelto di regalarla all'ospedale pistoiese

Da sinistra: il figlio di Cinzia Lupi, Di Renzo, Morandi, Mallegni e Gierut

Da sinistra: il figlio di Cinzia Lupi, Di Renzo, Morandi, Mallegni e Gierut

Pistoia, 16 novembre 2019 - Si intitola "Non essere un peso", a voler sottolineare anche col nome il valore simbolico della vitalità alla leggerezza dello spirito, la scultura realizzata dall'artista Clara Mallegni e donata all'ospedale locale da Aisla onlus sezione di Pistoia, che l'aveva ricevuta in dono dall'artista e che a sua volta ha deciso di donarla al San Jacopo. L'opera è stata collocata nella Sala Cinzia Lupi che si trova al terzo piano dell’ospedale, durante una cerimonia a cui ieri mattina era presente anche Andrea, il figlio dell’ex direttore dell’ospedale scomparsa qualche anno fa e a cui la sala è intitolata. C'erano anche il direttore del presidio pistoiese, Lucilla Di Renzo, la referente Aisla di Pistoia, Daniela Morandi, il critico d'arte Lodovico Gierut e per l’Associazione Culturale Ipazia, Sabrina Ulivi, oltre naturalmente all’artista Clara Mallegni.

"E' nostra intenzione - ha dichiarato il direttore Di Renzo ringraziando Aisla e l'artista per la donazione - far diventare l'ospedale sempre più permeabile a varie forme di arte". Fondata nel 1983 con l’obiettivo di diventare il soggetto nazionale di riferimento per la tutela, l’assistenza e la cura dei malati di Sla in sinergia con gli organismi nazionali e internazionali e con le istituzioni sanitarie, Aisla è stata riconosciuta nel 1999 dal Ministero della Sanità. L’Associazione conta più di 2.400 soci, 64 sedi territoriali presenti in 19 regioni. Si avvale di 300 volontari, 9 collaboratori e di una Commissione medico-scientifica composta da 19 esperti. Il lavoro di Aisla si concentra in quattro ambiti di attività: informazione, assistenza, ricerca e formazione. L’impegno quotidiano è quello di far sì che le strutture competenti si occupino in modo adeguato e qualificato delle persone affette da Sla.