Migranti, don Biancalani: "Presto una decina di loro tornerà a Vicofaro"

Il sacerdote a un incontro a Firenze attacca "populismo e leghismo"

Don Massimo: il dormitorio in chiesa (Foto Castellani)

Don Massimo: il dormitorio in chiesa (Foto Castellani)

Firenze, 24 settembre 2018 - "In una decina di giorni spero di poter riprendere questi dieci ragazzi che avevo spostato temporaneamente in un'altra parrocchia". Lo ha detto don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro a Pistoia, a proposito dei lavori di adeguamento della struttura che fino a poco tempo fa accoglieva alcuni migranti. Gli ambienti erano stati dichiarati non idonei dai vigili del fuoco.

"Stiamo terminando con i tecnici - ha spiegato don Biancalani parlando a margine di un'iniziativa a Firenze - un progetto per rispondere ai punti salienti che i vigili del fuoco ci hanno contestato. Già adesso abbiamo fatto delle modifiche alla zona delle caldaie per poter richiedere la riammissione dei ragazzi del Cas della prefettura a Vicofaro".

Poi il sacerdote ha proserguito: "È importante prendere coscienza che si possono e si devono dire cose diverse, più complesse rispetto alle semplificazioni del centrodestra, del leghismo e dei populismi". Don Biancalani, a margine di una iniziativa sul tema dell'immigrazione a Firenze organizzata dall'associazione 'Firenze città aperta', ha proseguito: "Voglio dare un messaggio di incoraggiamento - ha spiegato - un messaggio che sui temi dell'accoglienza dei rifugiati dobbiamo metterci tutti più attenzione, e avere il coraggio di superare una narrativa negativa che ormai è diventata il pensiero unico".

E sul decreto sicurezza approvato oggi in Consiglio dei ministri dice che "contraddice i principi ispiratori della Costituzione, come tutta gran parte della legislazione in materia di migranti e accoglienza in Italia".

"Credo sia un provvedimento miope - ha affermato - perché l'esperienza mi dice che sortirà l'effetto contrario a quello proclamato. Sicuramente se si toglieranno i permessi umanitari dobbiamo aspettarci nell'arco di sei mesi, un anno, il riversarsi nelle nostre città di migliaia di giovani in questo limbo, dove sono già ora in tanti, dove non si è clandestini tecnicamente ma neanche con un permesso di soggiorno. Si finisce in un limbo che purtroppo va alimentare situazioni poco piacevoli".