Don Biancalani, il caso Vicofaro: due anni di denunce, irregolarità e arresti

La storia dell’accoglienza «ufficiale» gestita da don Biancalani è abbastanza recente: il Cas ha aperto il 1 aprile 2016

Don Massimo Biancalani (Foto Castellani)

Don Massimo Biancalani (Foto Castellani)

Pistoia, 30 agosto 2018 - La storia dell’accoglienza «ufficiale» gestita da don Biancalani è abbastanza recente: il Cas (centro di accoglienza straordinaria) presso le parrocchie di Santa Maria Maggiore a Vicofaro e di Ramini, viene infatti istituito il 1 aprile 2016 ed è gestito dall’associazione Virgilio Città Futura, con responsabile il parroco don Massimo Biancalani. Passano due mesi e arriva la prima «grana»: a seguito di un controllo della questura presso la parrocchia di Ramini, viene accertata la violazione dell’obbligo di presentazione della dichiarazione di ospitalità per un ospite ghanese della struttura.

Violazione poi comminata in sanzione da 320 euro, che non è stata pagata nei tempi previsti dalla legge e che quindi nello scorso mese di dicembre ha portato a un’ingiunzione di pagamento da parte del prefetto. Un altro «capitolo» della storia dell’accoglienza di don Biancalani si apre il 10 ottobre 2017, quando all’interno della parrocchia di Vicofaro viene aperta la «Pizzeria del rifugiato». 

Non passano nemmeno due settimane e viene arrestato un richiedente asilo ospitato all’interno della struttura con l’accusa di spaccio. E il sacerdote, intervenendo alla trasmissione «La Zanzara» su Radio 24 lo difende così: «Il ragazzo nigeriano fermato? Mi sembra una cosa un po’ ipocrita sinceramente. Se mi va a Prato questo ragazzo e sta alla stazione, cosa cambia, che politica è? Perlomeno in parrocchia lo seguo io...».

Si arriva al 14 febbraio, quando a seguito di un controllo effettuato dalla polizia alla parrocchia di Vicofaro, vengono trovati molti cittadini stranieri al di fuori del programma Cas. Sottoposti a controlli dalle forze di polizia, molti di loro risultano destinatari di provvedimenti di revoca delle misure di accoglienza per motivi disciplinari o a seguito di arresto per spaccio di stupefacenti. 

L’otto marzo nuovo «capitolo», questa volta a Ramini, con intervento delle forze dell’ordine: un ospite del Cas minaccia con un coltello un ragazzo del Mali, ospite fuori progetto. Tre giorni dopo l’azione si sposta a Vicofaro, dove viene arrestato per spaccio un richiedente asilo ospitato extra Cas, già arrestato nel maggio del 2017. 

Un nuovo controllo a tappeto della polizia arriva il 27 marzo, questa volta a Ramini, in occasione dell’arresto per spaccio di un ospite extra Cas. Molte le anomalie riscontrate: oltre alla presenza di una donna incinta, altri ospiti non denunciati come ospiti della struttura e numerose altre segnalazioni di irregolarità. Le verifiche delle forze dell’ordine continuano senza sosta anche nelle settimane successive, riscontrando praticamente tutte le volte la violazione dell’obbligo di presentazione della dichiarazione di ospitalità. 

E si arriva al 3 luglio, quando le verifiche effettuate dalla polizia municipale portano alla luce condizioni igienico-sanitarie all’interno dei locali della parrocchia definite «precarie», facendo partire le verifiche sull’agibilità della struttura. Il resto è storia di questi giorni.