"Denunciate le violenze, noi ci siamo"

L’appello del vicequestore Floriana Gesmundo rivolto alle vittime: "Esiste una rete di protezione e nessuno deve sentirsi solo"

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"Noi ci siamo sempre, non sottovalutate alcun segnale di disagio e non abbiate timore a rivolgervi a noi". E’ questo l’appello del vicequestore Floriana Gesmundo del commissariato di polizia di Pescia, che da anni segue personalmente insieme ai suoi agenti ogni singolo caso di violenza domestica, di genere, fisica, psicologica. Nella giornata contro la violenza sulle donne il vicequestore fa il punto sulla situazione che si è creata in Valdinievole durante il lockdown, che ha costretto molte vittime a restare in casa con i propri carnefici. "E’ difficile ridurre tutto ai meri numeri – spiega la vicequestore – perché ogni situazione è un caso a sé. Incredibilmente al momento avremmo un numero di denunce piuttosto omogeneo tra il 2019 e il 2020. Quello che è cambiato, in peggio, è il numero degli interventi diretti sul posto. Il lockdown ha scatenato le tensioni nelle famiglie e sono cresciuti esponenzialmente gli interventi per liti domestiche. Per fare un esempio numerico abbiamo raccolto 4 misure cautelai a seguito di provvedimenti di allontanamento con divieto di avvicinamento e 3 ammonimenti di cui 2 della questura di Pistoia e uno di Lucca". Certo è che il lavoro di sensibilizzazione sul tema comincia a dare i propri frutti, anche se ancora c’è tanta strada da fare e l’emergenza sanitaria non aiuta a contrastare gli episodi di tensione. "Rispetto a qualche anno fa – prosegue la dottoressa Gesmundo – adesso è percepibile chiaramente una maggiore consapevolezza del problema ma soprattutto che c’è una rete di aiuto e di protezione per le vittime di violenza. Tuttavia c’è anche da dire che c’è più resistenza a intraprendere un percorso di recupero della propria indipendenza e libertà in quelle situazioni dove ci sono figli, soprattutto minorenni". I casi sono tanti, e non in tutti la violenza è indirizzata necessariamente contro una donna, ma la grande vera vittima resta lei e se ne accorgono bene gli agenti quando entrano nelle case dopo la chiamata. "Ci sono molti piccoli segnali – continua la vicequestore – che sappiamo riconoscere e tradurre per capire se ci debba essere possibilità di intervento concreto. Purtroppo molto spesso le donne tornano insieme ai loro carnefici o sminuiscono quello che i mariti o compagni hanno fatto loro". Qui subentrano le istituzioni. "La rete c’è, ci sono le istituzioni, le forze dell’ordine, l’autorità giudiziaria , i servizi sociali e sanitari. Ci sono le case rifugio e nessuna donna viene mai lasciata sola. Tra codici rosa e codici rossi l’intervento nostro è immediato. Ognuno fa la propria parte a seconda delle situazioni e delle necessità. Il nostro compito è far uscire le potenziali vittime da quella gabbia fatta di paure e fragilità nella quale ci si sente imprigionati. Nel tempo ho avuto modo di incontrare donne che hanno vissuto anni difficili accanto a uomini che le hanno annullate psicologicamente solo perché dipendevano economicamente dall’altra persona. Alcune sono state intimidite perché ricattate sull’affidamento dei figli. La paura di rimanere da sole poi spesso porta molte donne ad accettare relazioni malate dove la parola amore viene spesso confusa con il possesso o appartenenza morbosa quando invece si dovrebbe mai dimenticare che il rispetto e la fiducia reciproca sono alla base di ogni rapporto. Perché amore non vuol dire costrizione ma libertà di potersi scegliere ogni giorno".

Arianna Fisicaro