"Ucciso di botte", la moglie sotto accusa per la morte del vigile del fuoco

Udienza preliminare per la morte dell'ex vigile del fuoco Antonio De Witt Molendi. Sotto accusa la moglie Bogdana Vessellinova. La difesa: "Serve nuova perizia"

L'avvocato Benedetta Berardinelli con la sua assistita (Foto Castellani)

L'avvocato Benedetta Berardinelli con la sua assistita (Foto Castellani)

Pistoia, 22 maggio 2028 - La mattina del 5 febbraio 2017 fu trovato morto nella sua camera da letto nell’appartamento di via Ferrucci, coperto di ecchimosi e con diverse ferite su tutto il corpo. A chiamare i soccorsi per Antonio Molendi De Witt (nella foto in basso), ex vigile del fuoco, era stata proprio quella moglie, Marinova Bogdana Vessellinova, che lo scorso 13 febbraio è stata arrestata, su ordine del gip Maria Elena Mele.

Antonio De Witt Molendi
Antonio De Witt Molendi

«Maltrattamenti aggravati dalla morte», (articolo 572, comma 2, del codice penale) questa l’accusa che pende sulla 51enne di origine bulgara, che era stata prima badante e poi moglie di De Witt Molendi. Lunghe e minuziose sono state le indagini svolte dalla Squadra Mobile, coordinate dal vicequestore aggiunto Antonio Fusco e dirette dal sostituto procuratore Giuseppe Grieco.

L’ipotesi sostenuta dall’accusa è che l’uomo fosse stato picchiato ripetutamente nei giorni precedenti la sua morte che avvenne la notte tra il 4 e il 5 febbraio. Caduto dal letto, sarebbe poi stato abbandonato a terra, senza essere soccorso per ore.

La donna, che è difesa dall’avvocato Benedetta Berardinelli, si è sempre dichiarata innocente, sostenendo «di aver vegliato sul marito per tutta la notte».

Giovedì mattina, davanti al gup Luca Gaspari, è fissata l’udienza preliminare. «Abbiamo chiesto di poter procedere con il rito abbreviato – ha spiegato l’avvocato Berardinelli – subordinato al deposito delle note del nostro consulente medico e alla richiesta di una perizia medico legale, oltre all’acquisizione della testimonianza di una nostra teste, un’amica di entrambi i coniugi che frequentava abitualmente la loro casa. In particolare, a nostro avviso, non è stato dimostrato il nesso causale tra gli ipotetici maltrattamenti subiti e la morte di De Witt».